Anestesia Dentista Come Farla Passare?

Anestesia Dentista Come Farla Passare
Come far passare l’anestesia dal dentista più in fretta – Esistono dei metodi per far passare l’anestesia dal dentista più in fretta? Iniziamo dicendo che ogni persona è diversa dall’altra, perciò, come accade per qualsiasi altro tipo di anestesia, ogni individuo ha i suoi personali tempi di smaltimento delle sostanze anestetiche locali.

La stessa dose di farmaco, può venire eliminata in un tempo maggiore o minore, in base soprattutto alla reazione dell’organismo. La durata dell’anestesia dentale, può dipendere inoltre da vari fattori, quali la concentrazione di principio attivo impiegato, la sua quantità e la zona interessata. Oltre a tutto ciò, bisogna tenere in considerazione anche lo stato psicologico del paziente.

Chi tende ad affrontare le cure odontoiatriche in un forte stato di ansia, tende infatti a ” bruciare ” prima l’anestesia, rispetto a chi riesce a sottoporsi serenamente alle terapie. Vediamo però, alcuni piccoli trucchi, che possono rivelarsi utili a ridurre la durata dell’anestesia orale:

  1. Bere molta acqua : l’assunzione di una grande quantità di liquidi dopo la seduta odontoiatrica, facilita l’eliminazione del farmaco anestetico attraverso le urine.
  2. Massaggiare la zona trattata delicatamente e con movimenti circolari, per favorire un maggiore afflusso di sangue sulla parte anestetizzata.
  3. Masticare lentamente dal lato opposto della bocca, prediligendo cibi molto freddi come il gelato. Quest’azione è in grado di stimolare la circolazione del sangue, facendo passare la sensazione di intorpidimento più in fretta.

Possiamo comunque affermare che, nel giro di al massimo tre o quattro ore post-intervento, l’effetto dell’anestetico tende a svanire completamente, in modo spontaneo. Sarà dunque sufficiente pazientare per tale periodo, evitando di mordersi accidentalmente guance e lingua, o di scottarsi assumendo bevande o cibi bollenti, per poter riacquistare la completa sensibilità.

Come si smaltisce l’anestesia locale?

Come smaltire l’anestesia locale? – Le sostanze anestetiche usate vengono completamente smaltite nel giro di qualche ora senza necessità d’intervento da parte del paziente.

Perché dopo l’anestesia non si può mangiare?

È possibile mangiare o bere prima dell’anestesia? – Per quanto riguarda l’anestesia locale non c’è alcun problema né una reale preparazione cui attenersi, mentre le anestesie loco-regionali e a maggior ragione quelle totali richiedono il digiuno dal giorno precedente l’esame.

A seguito della somministrazione dell’anestesia i riflessi vengono rallentati o inibiti e in caso di cibo presente all’interno dello stomaco questo potrebbe risalire attraverso l’esofago e, nel peggiore dei casi, imboccare la strada dei polmoni causando una grave forma di polmonite ( polmonite ab ingestis ).

Nel caso di anestesia regionale il digiuno è suggerito come precauzione nel caso di necessità di indurre in emergenza l’anestesia totale. In alcuni casi può venire consentito bere liquidi chiari fino a qualche ora prima.

Quanto durano gli effetti collaterali dell’anestesia?

Anestesia generale: prima, dopo e effetti collaterali Dettagli Pubblicato: 15 Ottobre 2021 – Ultimo aggiornamento: 04 Gennaio 2022 L’anestesia generale, o totale, è uno stato di incoscienza provocata con medicinali e tenuta sotto costante controllo dal medico anestesista. I farmaci usati per indurre questo tipo di anestesia, chiamati anestetici generali, provocano un sonno artificiale talmente profondo che permette di affrontare qualsiasi intervento chirurgico senza avvertire alcun, senza muoversi né ricordare nulla di quanto accaduto.

  • Per le stesse ragioni, però, la persona deve essere collegata ad una macchina che gli permetta di respirare e l’anestesista deve sorvegliare le funzioni vitali del paziente durante tutta la durata dell’anestesia generale.
  • L’anestesia generale è indispensabile in caso di interventi che richiedano l’incoscienza della persona per garantirne la sicurezza e assicurarle il massimo comfort durante l’esecuzione dell’intervento.

È la tecnica normalmente utilizzata per interventi di lunga durata o molto dolorosi. Ancora non è chiaro l’esatto meccanismo d’azione degli anestetici generali, il cui effetto è quello di interrompere il passaggio di qualunque segnale attraverso i nervi.

Ciò significa che qualsiasi stimolo esterno non viene elaborato né riconosciuto dal cervello finché è in corso l’anestesia. Prima dell’intervento la persona è sottoposta ad una visita con il medico specialista, l’anestesista, che stabilirà il tipo di anestetico più indicato in base alle informazioni acquisite durante il colloquio.

L’anestesista valuterà lo stato di salute della persona nel tempo, le condizioni di salute attuali e le abitudini di vita (consumo di alcolici, fumo) che potrebbero interferire con l’anestesia. In particolare, chiederà informazioni sui assunti e sulla presenza di, o di disturbi, associati ad un’eventuale effettuata in passato.

  1. Durante la visita, l’anestesista fornirà precise istruzioni sul comportamento da seguire nei giorni che precedono l’intervento, indicando chiaramente il periodo di preparazione all’intervento in cui si dovrà evitare di mangiare cibi solidi e di bere liquidi (digiuno totale).
  2. Sarà, inoltre, pronto a rispondere a eventuali domande e a fornire chiarimenti sulla procedura e sui rischi di complicazioni, illustrando ciò che è scritto sul consenso informato.

Per poter iniziare la procedura, infatti, la persona deve firmare il consenso informato per dimostrare di aver capito ciò che l’anestesista gli ha spiegato. Il medico anestesista-rianimatore che eseguirà l’anestesia il giorno dell’intervento potrebbe essere un altro rispetto a quello che ha effettuato la visita anestesiologica pre-intervento.

Tuttavia, non bisogna preoccuparsi perché sarà in possesso della cartella anestesiologica contenente tutte le informazioni necessarie per eseguire l’ più adatta. Per sicurezza e per consentire la somministrazione di liquidi o medicinali durante tutto l’intervento, prima di eseguire l’anestesia viene inserita una cannula in una vena del braccio o del dorso della mano, attraverso un ago.

Subito prima dell’inizio dell’intervento chirurgico, il medico anestesista somministrerà l’anestetico generale sotto forma di liquido, iniettandolo attraverso la cannula, o di gas, facendolo inalare attraverso una mascherina applicata sul viso. Normalmente, l’anestetico agisce molto rapidamente.

Nell’arco di un minuto provoca prima una sensazione di leggerezza e poi la perdita di coscienza. Per tutta la durata dell’intervento chirurgico l’anestesista si prende cura della persona, controllandone le funzioni vitali e assicurandosi che continui a ricevere la dose di anestetico necessaria per mantenere lo stato di incoscienza.

Inoltre, al termine dell’intervento chirurgico, somministra farmaci antidolorifici () per via endovenosa per garantire un risveglio confortevole e senza, Alla fine dell’intervento l’anestesista interrompe la somministrazione dell’anestetico. La persona si risveglia gradualmente e viene tenuta sotto osservazione in una sala apposita (la sala risveglio), nella quale vi sono tutte le attrezzature per garantire la stessa sicurezza della sala operatoria, fino al totale recupero dello stato di coscienza, prima di essere trasferita nel reparto di degenza.

Gli anestetici generali possono alterare la memoria, la concentrazione e i riflessi per uno o due giorni. Dopo il risveglio dall’anestesia generale è assolutamente necessario restare sotto osservazione medica per almeno 24-48 ore. Salvo casi particolari, tale osservazione si svolge in ospedale. Bisogna tenere presente, però, che in base al tipo e al risultato dell’intervento chirurgico potrebbe essere necessario restare ricoverati per diversi giorni.

Gli anestetici generali presentano alcuni effetti collaterali indesiderati piuttosto comuni descritti, in genere, dall’anestesista durante la visita preoperatoria. La maggior parte dei disturbi dovuti all’anestesia si manifesta subito dopo l’intervento e ha una durata limitata.

nausea e, generalmente si manifestano immediatamente dopo l’intervento e possono durare fino al giorno dopo brividi e freddo, di durata variabile da pochi minuti a qualche ora stato confusionale e perdita di memoria, più comuni nelle persone anziane e in quelle con problemi di memoria preesistenti. Solitamente, si tratta di disturbi temporanei, ma in alcuni casi possono persistere a lungo disturbi alla vescica, con difficoltà a urinare, che vengono curate con la somministrazione di liquidi, arrossamento e, nella zona di inserimento della cannula o dove sono stati iniettati i, In genere regrediscono spontaneamente dolore alla gola, causato a volte dall’inserimento nella bocca del tubo per la respirazione artificiale danni alla bocca o ai denti, provocati dal passaggio nella trachea del tubo per la respirazione. Una piccola percentuale di persone può avere piccoli tagli alle labbra e alla lingua, o lesioni a carico dei denti, in seguito a un’intubazione difficoltosa. È sempre necessario informare l’anestesista sullo stato della propria dentatura o sull’eventuale presenza di protesi dentali

I rischi e le possibili complicazioni dell’anestesia generale, peraltro molto rare, sono:

grave reazione allergica all’anestesia () risveglio durante l’intervento, per scongiurare questo pericolo la dose di anestetico somministrata viene monitorata continuamente danni agli occhi, sebbene l’anestesista presti attenzione affinché nulla danneggi gli occhi, possono verificarsi, raramente, lesioni temporanee sulla superficie dell’occhio; se sono dolorose possono essere alleviate con una pomata oftalmologica morte, si tratta di un’evenienza rarissima, che si verifica in un caso su 100.000

Il rischio di gravi complicazioni aumenta in caso di interventi complessi o con carattere d’urgenza, in presenza di malattie concomitanti, nei fumatori e nelle persone in sovrappeso. Prossimo aggiornamento: 04 Gennaio 2024 : Anestesia generale: prima, dopo e effetti collaterali

Cosa non fare prima di un anestesia locale?

Come prepararsi prima di un’anestesia locale? – Prima dell’ anestesia locale è di vitale importanza:

informare il proprio medico delle terapie in corso, specie se sono farmaci anticoagulanti essere a digiuno da diverse ore evitare gli alcolici fino a 24 ore prima.

Prima dell’ anestesia totale è, invece, di vitale importanza, sicuramente: non assumere cibi solidi o tabacco 6 ore prima dell’anestesia e acqua 2 ore prima di essa, poi anche togliere l’alcool. Informare il proprio medico delle terapie in corso è fondamentale prima di ogni intervento chirurgico.

Cosa succede se la lidocaina va in vena?

Avvertenze – Quali informazioni conoscere prima di usare lidocaina? – Sonnolenza: la sonnolenza può rappresentare sintomo di intossicazione da lidocaina (livelli plasmatici elevati). Un aumento eccessivo della concentrazione sierica di lidocaina può verificarsi dopo somministrazioni ripetute (accumulo nel sangue di lidocaina e/o suoi metaboliti), assorbimento rapido o somministrazione endovenosa accidentale. Insufficienza cardiaca: la somministrazione di lidocaina come antiaritmico richiede cautela per gli effetti proaritmici del farmaco potenzialmente fatali. In questa classe di pazienti, inoltre sia il volume di distribuzione della lidocaina sia la sua eliminazione sono diminuiti e quindi la dose e.v. di carico e la velocità di infusione vanno diminuite per ridurre il rischio di livelli ematici troppo elevati e comparsa di tossicità (Benowitz, Meister, 1976). Insufficienza epatica: valutare l’opportunità di diminuire il dosaggio di lidocaina per ridurre il rischio di depressione cardiovascolare, depressione del sistema nervoso centrale e convulsioni. Patologie o farmaci che alterano il flusso di sangue nel fegato: l’eliminazione della lidocaina dipende dal flusso ematico a livello del fegato. Patologie o farmaci che alterano il flusso epatico possono rallentare l’eliminazione di lidocaina e favorire la comparsa di tossicità. Monitorare segni o sintomi indicativi di un aumento dei livelli plasmatici di lidocaina : ansietà, tinnito, vertigini, offuscamento della vista, tremori, depressione, prolungamento della conduzione atrioventricolare. Infusione intra-articolare continua: questo tipo di infusione non rientra fra gli impieghi approvati per la lidocaina, In seguito a sorveglianza post-marketing, la somministrazione in infusione continua intra-articolare di anestetici locali (nel 91% si trattava della bupivacaina) è stata associata a condrolisi, nella maggior parte dei casi (97%) a carico dell’articolazione della spalla. La condrolisi, necrosi e distruzione della cartilagine, è stata osservata dopo infusione intra-articolare (con o senza vasocostrittore) della durata di 48-72 ore ed è stata diagnosticata dopo una media di 8,5 mesi dall’infusione. Circa nella metà dei casi segnalati è stato necessario intervenire con artroscopia e artroplastica (FDA, 2009). Infusione endovena: come anestetico la lidocaina non deve essere somministrata per via endovenosa per il rischio di tossicità cardiaca e centrale ( depressione stimolazione cardiovascolare, depressione respiratoria, stato confusionale, convulsioni). Prima di iniettare il farmaco verificare sempre, tramite aspirazione, di non aver incidentalmente perforato un vaso (presenza di sangue nella siringa dopo aspirazione). La lidocaina è somministrata in bolo endovena o infusione quando impiegata come antiaritmico. Quando la lidocaina è somministrata per endovena è necessario affiancare il monitoraggio continuo dell’attività miocardica tramite controllo ecocardiografico e poter disporre immediatamente di strumenti per la rianimazione. Somministrazioni ripetute: la somministrazione ripetuta di lidocaina può portare ad accumulo del farmaco e dei suoi metaboliti nel sangue con il rischio di gravi effetti tossici a livello centrale e cardiaco. La risposta del paziente a concentrazioni plasmatiche elevate di lidocaina è influenzata dall’età e dalle sue condizioni fisiche: in genere nei pazienti anziani, nei bambini, nei pazienti debilitati la dose di lidocaina andrebbe aggiustata. Anestesia topica: l’applicazione topica di lidocaina sotto forma di crema, unguento o gel, richiede cautela perchè la quota di farmaco assorbita attraverso la pelle potrebbe indurre reazioni collaterali anche significative. Il rischio aumenta quando la lidocaina è applicata su ampie zone di cute, in concentrazione elevate e/o con bendaggio occlusivo (il bendaggio occlusivo aumenta la temperatura cutanea e favorisce l’assorbimento del farmaco). La FDA ha riportato la morte di due donne (22 e 25 anni), per arresto cardiaco, dopo applicazione con bendaggio occlusivo di lidocaina per ridurre il dolore causato da epilazione con laser. Entrambe le pazienti hanno manifestato convulsione, coma e successiva morte (FDA, 2007). Anestesia per infiltrazione: l’associazione di lidocaina ad un vaso costrittore ( adrenalina, noradrenalina) non è raccomandata in caso di anestesia per infiltrazione in tessuti caratterizzati da elevata irrorazione (dita delle mani e dei piedi, orecchie, naso, pene) perchè la presenza del vasocostrittore potrebbe provocare gangrena. Anestesia spinale: la lidocaina non è un farmaco di scelta in caso di anestesia spinale per il rischio di neurotossicità (sindrome neurologica transitoria). Preferire tetracaina o bupivacaina (Bready et al., 2009). Anestesia regionale endovenosa: questo tipo di anestesia richiede il blocco localizzato della circolazione sanguigna con l’impiego di uno strumento detto tourniquet. L’uso del tourniquet costituisce una controindicazione alla somministrazione di un vasocostrittore in associazione alla lidocaina, In anestesia regionale il tourniquet può infatti provocare ipertensione e tachicardia. Anestesia paracervicale: l’impiego di lidocaina per indurre anestesia paracervicale in caso di travaglio è stata associata a tossicità fetale, con comparsa di bradicardia e acidosi fetale. In caso di parto prematuro, prima della 37esima settimana di gravidanza, valutare con attenzione il rapporto fra rischio fetale (distress) e tossicità gravidica (pre-eclampsia). Sono stati riportati casi di iniezione intracranica fetale, accidentale, in caso di blocco paracervicale o del nervo pudendo, che ha determinato depressione neonatale alla nascita e manifestazioni epilettiche entro 6 ore. Il ricorso ad anestetici locali per indurre anestesia paracervicale in caso di aborto è stato associato a comparsa di convulsioni e collasso cardiocircolatorio materno. Malattie neurologiche, anomalie spinali, grave ipertensione, setticemia: valutare l’opportunità di procedere con un’anestesia epidurale lombare o caudale in queste condizioni. Ipertensione, malattie vascolari periferiche: in questi pazienti la somministrazione di lidocaina in associazione ad adrenalina o noradrenalina potrebbe indurre una risposta eccessiva al vasocostrittore, incluso danno ischemico e necrosi. La somministrazione richiede cautela. Emicrania, ipertiroidismo, diabete, ipertrofia prostatica, glaucoma ad angola acuto, nefropatici: in queste classi di pazienti la somministrazione di lidocaina in associazione ad adrenalina o noradrenalina richiede cautela per gli effetti di vasocostrizione indotti da quest’ultima. Richiede cautela anche la somministrazione di adrenalina per via endovenosa. In quest’ultimo caso qualsiasi squilibrio elettrolitico deve essere corretto prima di somministrare l’antiaritmico. Acidosi: favorisce la captazione cellulare degli anestetici locali a livello di polmone, rene, fegato e cuore. Iperkaliemia: l’aumento della concentrazione di potassio (> 5,5 mEq/L) potrebbe favorire il potenziale proaritmogeno della lidocaina, Miastenia grave: la somministrazione di lidocaina per via endovenosa a pazienti affetti da miastenia grave non è raccomandata per il rischio di peggiorare la trasmissione neurologica già compromessa dalla malattia. Non sussistono controindicazioni invece per l’impiego della lidocaina in ambito odontoiatrico. Ipertermia maligna: gli anestetici locali non scatenano l’ipertermia maligna. L’ipertermia maligna è una malattia ereditaria della muscolatura striata che determinana una reazione eccessiva (catabolismo muscolare) alla somministrazione di anestetici generali alogenati e alla succinilcolina, con grave instabilità emodinamica e respiratoria, rigidità muscolare, ipertermia, acidosi e morte. Deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD): la lidocaina può causare emolisi nei pazienti con deficit di G6PD. Pazienti in terapia con MAO-inibitori o antidepressivi triciclici: la somministrazione di lidocaina in associazione ad adrenalina o noradrenalina può causare ipertensione prolungata. La co-somministrazione non è raccomandata. Farmaci anestetici locali, farmaci antiaritmici di classe I: la somministrazione di questi farmaci in caso di applicazione topica di lidocaina cerotto al 5% potrebbe determinare la comparsa di effetti tossici per effetto additivo. Riflesso faringeo: quando la lidocaina è impiegata come anestetico locale in odontoiatria per indurre un’anestesia di superficie (applicazione topica di crema, gel, spray) fare attenzione ad una eventuale applicazione vicino al pasto, perchè la deglutizione dell’anestetico locale riduce il riflesso faringeo aumentando il rischio di aspirazione, in particolare nei pazienti in cui tale riflesso è diminuito come i bambini e gli anziani. Conservanti (es. parabeni, para-idrossi-benzoato, sodio benzoato): se la soluzione iniettabile a base di lidocaina contiene conservanti, non utilizzare la soluzione per l’anestesia spinale o epidurale. I conservanti possono scatenare reazioni allergiche ritardate ( dermatite da contatto), più raramente reazioni allergiche immediate (orticaria, broncospasmo). Sodio metabisolfito: il sodio metabisolfito può essere presente fra gli eccipienti delle soluzioni iniettabili contenenti lidocaina e adrenalina o noradrenalina. Nel caso verificare l’assenza di ipersensibilità al solfito, la cui reazione allergica può essere molto intensa (reazioni anafilattiche gravi associate a crisi asmatiche). I soggetti asmatici presentano una frequenza più alta rispetto ai non asmatici di ipersensibilità al sodio metabisolfito. Gravidanza: la lidocaina è inserita nell’elenco dei farmaci considerati di scelta per l’uso in gravidanza e viene giudicata sufficientemente sicura nelle donne che allattano (Giuliani et al., 2001; Ortega et al., 1999). La FDA ha inserito la lidocaina in classe B. La classe B comprende i farmaci i cui studi riproduttivi sugli animali non hanno mostrato un rischio per il feto e per i quali non esistono studi controllati sull’uomo oppure i farmaci i cui studi sugli animali hanno mostrato un effetto dannoso (oltre a un decremento della fertilità) che non è stato confermato con studi controllati in donne nel I trimestre (e non c’è evidenza di danno nelle fasi avanzate della gravidanza). Nota: Innova et Bella, nell’ambito delle proprie attivita pro bono, ha condiviso con Wikipedia, l’enciclopedia libera, un accordo di licenza gratuita relativa ai contenuti della sezione “Avvertenze” di Pharmamedix. In particolare I&B autorizza e predispone la pubblicazione dei contenuti di questa sezione “Avvertenze”, con licenza GFDL e CC-BY_SA, sulla pagina dell’enciclopedia libera alla Voce “lidocaina”.

See also:  Denti Storti Dopo Apparecchio Cosa Fare?

Come capire se un nervo è danneggiato?

Quali sono i sintomi? – Alcune neuropatie hanno un esordio improvviso, altre graduale nell’arco di anni. I sintomi dipendono dal tipo di fibre nervose interessate (motorie, sensitive, vegetative) e dalla loro localizzazione, ma nella maggior parte dei casi si manifestano con debolezza, formicolìì e dolore, come elencato brevemente di seguito.

Debolezza alle braccia o alle gambe: la debolezza muscolare, l’astenia sono sintomi dovuti a una compromissione dei nervi motori. Se sono interessati gli arti inferiori, si possono manifestare facile affaticabilità e senso di “pesantezza” alle gambe, difficoltà nel salire le scale, nel camminare o correre.

Se sono interessati gli arti superiori, si può provare fatica nel portare la borsa della spesa, nello svitare i coperchi dei barattoli, nell’aprire la porta, o nel pettinarsi. Intorpidimento, formicolìo, dolore: una lesione dei nervi sensitivi può causare sintomi molto diversi.

Possono esserci sensazioni spontanee (parestesìe), che includono intorpidimento, formicolii, sensazione di “spilli” o aghi o pizzicotti, prurito, bruciori, freddo, fitte dolorose e profonde, scosse elettriche. Questo disturbi spesso peggiorano di notte. Si possono, inoltre, avere sensazioni spiacevoli scatenate dallo stimolo tattile (disestesie), oppure riduzione (ipoestesia) e scomparsa (anestesia) della sensazione, che possono far sì che ci si tagli o scotti senza rendersene conto.

Assenza del senso di posizione: in presenza di questo disturbo, non si è sicuri di dove si trovino esattamente i piedi e può insorgere incoordinazione e insicurezza nel camminare. Oppure ci si può accorgere che il modo di camminare si è modificato, senza capire esattamente come o perché.

Quanto dura la parestesia?

La parestesia transitoria, ad esempio quando ci addormentiamo sopra un braccio, non è preoccupante e si risolve spontaneamente in pochi secondi/minuti.

See also:  Cosa Posso Mangiare Senza Denti?

Quando passa l’anestesia locale?

Anestesia locale: quando si usa? Dettagli Pubblicato: 19 Aprile 2022 L’anestesia locale provoca la perdita della sensibilità in un’area specifica ma non molto estesa del corpo attraverso l’uso di farmaci, gli anestetici locali, utilizzati per trattare condizioni dolorose, prevenire la comparsa del dolore durante una procedura medica o chirurgica, controllare il postoperatorio.

  • A differenza degli, quelli locali non inducono la perdita di coscienza.
  • Ciò significa che, rispetto agli anestetici generali, sono più sicuri, non richiedono una preparazione particolare prima del loro utilizzo e garantiscono tempi di ripresa molto più rapidi.
  • Gli anestetici locali impediscono ai nervi di una determinata zona del corpo di trasmettere segnali al cervello.

La loro somministrazione sopprime il, ma non elimina necessariamente la sensibilità alla pressione (tattile) o la capacità di movimento dell’area anestetizzata. Normalmente, gli anestetici locali impiegano pochi minuti per rendere insensibile la zona interessata.

  • Gli anestetici locali sono farmaci di grande utilizzo, impiegati da dentisti, chirurghi, medici di base ed altri specialisti.
  • Sono disponibili in diverse formulazioni: crema, gel, spray, unguento o soluzione iniettabile.
  • Alcuni preparati contenenti blandi anestetici locali possono essere acquistati in farmacia, con o senza in base al dosaggio.
  • Le principali indicazioni degli anestetici locali sono le seguenti:
  • Terapia del dolore

Le condizioni di medio-lieve, come le ulcere della bocca o il, possono essere trattate con farmaci da banco a base di anestetici locali. Per le forme dolorose più severe, come il dolore articolare cronico, sono indicate le iniezioni a base di anestetici locali e,

  • otturazione o estrazione del dente del giudizio
  • interventi dermatologici di lieve entità, come l’asportazione di e verruche
  • alcuni tipi di chirurgia dell’occhio, quale la rimozione della
  • , che consiste nel prelievo di un campione di tessuto per il successivo esame al microscopio

Più raramente gli anestetici locali vengono impiegati, al posto degli anestetici generali, per interventi chirurgici complessi che richiedono la collaborazione della persona, come alcuni tipi di interventi al cervello, oppure per eliminare il dolore dopo un intervento eseguito in,

  1. L’ e quella spinale, spesso confuse tra loro, sono due tecniche di differenti, seppur molto simili, basate sull’uso di anestetici dello stesso tipo di quelli usati dell’anestesia locale.
  2. L’ anestesia epidurale prevede la somministrazione continua dell’anestetico attraverso un sottilissimo tubicino introdotto, in genere, nella parte bassa della schiena (zona lombare), in un’area chiamata spazio epidurale, vicinissimo al tessuto nervoso della colonna vertebrale ma senza entrare in contatto diretto con esso.
  3. L’ anestesia spinale, invece, viene eseguita iniettando una singola dose di anestetico nella regione lombare, in un’area situata più in profondità rispetto allo spazio epidurale, ovvero direttamente nel liquido cerebrospinale a contatto con il tessuto nervoso della colonna vertebrale lombare.
  4. Entrambi i tipi di anestesia sono utilizzati per annullare la sensibilità di un’ampia zona del corpo, interrompendo la trasmissione degli stimoli dolorosi lungo i nervi del midollo spinale.
  5. Di solito, sono utilizzate durante il parto, per alleviare i dolori del travaglio, o quando è indispensabile ricorrere al taglio cesareo.
  6. Possono essere impiegati anche per ridurre la quantità di anestetici generali in alcuni interventi, o per alleviare il nei giorni successivi all’operazione.
  7. In certi casi possono sostituire l’, come negli interventi ortopedici al ginocchio e all’anca.

Un blocco nervoso periferico è eseguito iniettando un anestetico locale per bloccare i nervi che portano la sensibilità a una regione ben delimitata del corpo, come una mano, un braccio o una gamba. In genere, questa tecnica è praticata per evitare l’ o per prevenire il dolore postoperatorio.

Spesso è eseguita con l’ausilio di un, che permette di individuare con assoluta precisione i nervi da anestetizzare. L’infiltrazione dell’anestetico locale, in genere, è indolore e impiega circa 30 minuti perché i suoi effetti siano apprezzabili. Quando i blocchi nervosi periferici e l’ o spinale sostituiscono l’anestesia generale, di solito sono associati alla sedazione per indurre uno stato di sonnolenza e rilassamento.

Gli anestetici locali sono farmaci con un alto grado di sicurezza e raramente provocano gravi problemi di salute. I loro effetti indesiderati (effetti collaterali) più comuni si limitano a:

  • leggero fastidio al momento dell’infiltrazione (simile a quello di una comune puntura)
  • sensazione di formicolio quando si esaurisce l’anestetico
  • piccoli lividi
  • lieve sanguinamento o leggero arrossamento, nel punto di inserzione dei farmaci

In alcune persone gli anestetici locali provocano temporaneamente i seguenti disturbi:

  • visione offuscata
  • formicolio
  • intorpidimento
  • debolezza
  • sensazione di punture di aghi e spilli

Questi disturbi (sintomi), in genere, sono del tutto transitori, ad ogni modo vanno comunicati immediatamente al medico di riferimento o al personale sanitario. Disturbi (sintomi) più gravi quali reazioni, o (che si verifica quando il cuore smette di pompare sangue in tutto il corpo) sono rarissimi. Prossimo aggiornamento: 19 Aprile 2024 : Anestesia locale: quando si usa?

Cosa iniettano nell anestesia?

Anestetici generali per via endovenosa – Gli anestetici generali per via endovenosa più utilizzati sono il propofol, la ketamina (o chetamina, che dir si voglia) e i barbiturici ad azione ultrabreve come il tiopentale, Una volta iniettati, questi principi attivi raggiungono immediatamente il sistema nervoso centrale attraverso il circolo sanguigno, esercitando un’attività anestetica molto rapida.

Quando l’anestesia locale non fa effetto?

Luigi Genzano Molte variabili determinano l’efficacia o meno dell’anestesia locale, come l’ansia e i capelli rossi. Dal punto di vista operativo, avere il pieno controllo visivo sia della tubofiala che dell’ago è fondamentale per evitare errori e sovradosaggi Per ogni odontoiatra gli anestetici locali sono di utilizzo quotidiano. Nonostante questi farmaci funzionino generalmente bene e siano ormai molto sicuri perché supportati da anni di monitoraggio da parte della farmacovigilanza, sono molte le variabili che concorrono a un loro efficace effetto nel cavo orale del paziente. L’aspetto più complesso è invece la corretta scelta del farmaco e la sua modulazione in particolari categorie di pazienti, da quelli in età pediatrica ai cardiopatici, fino a quelli con insufficienza epatica. Abbiamo fatto il punto e stilato qualche consiglio pratico con l’aiuto di Luigi Genzano, odontoiatra libero professionista di Matera, la cui carriera professionale lo ha portato ad approfondire, tra l’altro, il corretto utilizzo degli anestetici locali in odontoiatria. Tra gli effetti avversi dell’anestesia locale c’è anche la parestesia transitoria o permanente e proprio un’intervista che abbiamo realizzato qualche anno fa a Genzano, dal titolo “Parestesia, colpisce un paziente su mille”, è tutt’ora uno degli articoli più letti di DentalAcademy.it ( www.dentaljournal.it/parestesia-colpisce-un-paziente-su-mille ). Dottor Genzano, quali criteri guidano l’odontoiatra nella scelta dell’anestetico locale più adatto, in funzione del tipo di intervento odontoiatrico e del paziente? In odontoiatria la scelta dell’anestetico più adatto è per tutti gli operatori una pratica comune e delicata. Un intervento in cui è richiesta una visibilità buona del campo operatorio porterà l’odontoiatra a scegliere un anestetico con vasocostrittore, con concentrazioni più o meno elevate. Tuttavia, se il paziente è cardiopatico, possono esserci controindicazioni all’utilizzo di vasocostrittori, il cui dosaggio va modulato, e in un paziente asmatico o in una donna in gravidanza è meglio evitarli. Anche glaucoma e ipertensione arteriosa determinano una ridotta tollerabilità ai vasocostrittori. Se invece, per esempio, c’è un’insufficienza epatica moderata, è consigliabile procedere con cautela e ridurre la dose complessiva di anestetico somministrato: in generale si sceglierà l’articaina. Ma la scelta della molecola non è sufficiente a garantire un’analgesia senza complicanze e sono molteplici i fattori che influenzano il risultato; tra questi uno raramente valutato è la scelta dell’iniettore. La storia ci ha portato ad adattare le nostre abitudini alla tecnologia, con iniettori in vetro o metallici, con e senza aspirazione, elettronici, monouso, con sistemi di sicurezza anti puntura ecc. Certamente si è passati da iniettori in cui l’aspirazione era un po’ complicata o poco visibile a quelli attuali, in cui il controllo visivo della tubofiala già precaricata è totale, comprese le procedure d’aspirazione. Certamente questo aiuta a non avere complicanze dovute a iniezioni intravasali accidentali di anestetici. Come comportarsi con i pazienti più difficili? Bambini e fobici vanno trattati con precauzione, per cercare di ridurne l’agitazione e la non collaborazione. Inoltre, nel bambino, che possiede un metabolismo più rapido rispetto all’adulto, il farmaco ha una minore emivita e, dato il minor volume di fluidi corporei, il divario tra dose terapeutica e dose tossica di anestetico si restringe. È necessario evitare di superare, ogni 15 kg di massa corporea, la dose di una tubofiala di articaina 4% 1:200.000 per seduta e per giorno. Ci sono poi pazienti con patologie in cui gli anestetici locali sono controindicati e alcuni in cui sono indicati certi principi attivi e non altri. Nei pazienti con patologie cardiovascolari si ritiene che 0,036 mg di adrenalina (due fiale di articaina 4% con 1:100.000) o equivalenti siano utilizzabili con vantaggio (anestesia profonda e prolungata, riduzione del sanguinamento) superiore al rischio di sovraccarico di lavoro cardiaco rappresentato dalla reazione adrenergica scatenata dal dolore per una insufficiente anestesia. Infatti, in seguito all’iniezione di una fiala di lidocaina (1,8 ml) al 2% con 1:100.000 di epinefrina (0,018 mgr), i livelli plasmatici di epinefrina aumentano di due-tre volte senza causare cambiamenti significativi della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca; tre fiale aumentano i livelli di 5-6 volte e sono accompagnati da variazioni emodinamiche senza sintomi; invece lo stress conseguente al dolore può aumentare i livelli di catecolamine endogene plasmatiche di 40 volte. Una ridotta tolleranza agli anestetici locali è presente nelle epatopatie, che determinano una diminuita metabolizzazione degli anestetici amidici: lidocaina e mepivacaina sono farmaci metabolizzati al 90% nel fegato. Lo stesso accade nei deficit genetici di pseudocolinesterasi ematiche, che diminuiscono la metabolizzazione degli anestetici esterei: l’articaina viene metabolizzata a livello ematico; nella pratica clinica questi casi sono meno frequenti. Come possono interagire gli anestetici locali con gli altri farmaci? Bisogna fare attenzione alle interazioni farmacologiche tra vasocostrittore e alcuni principi, in particolare: antidepressivi triciclici (tachicardia, ipertensione sistolica), fenotiazine (ipotensione) e betabloccanti (ipertensione). Anche i farmaci betabloccanti non selettivi (propanololo), antagonisti alfa adrenergici (guanetidina, reserpina) e inibitori delle monoamino-ossidasi (Imao) possono interagire con i vasocostrittori causando ipertensione; il dosaggio dei vasocostrittori va quindi ridotto in questi casi a due fiale di anestetico con vasocostrittore 1:100.000 (<0,036mg adrenalina). Iniettore monouso con dispositivo antipuntura (Pierrel) Quali sono le problematiche più comuni associate alla somministrazione degli anestetici locali? Pomfi ed ematomi si possono presentare quando non abbiamo un controllo visivo ottimale dell'ago e quindi sbagliamo a iniettare l'anestetico e le zone con mucosa sottile o riccamente vascolarizzata sono le più delicate da questo punto di vista.

See also:  In Quanto Tempo Crescono I Denti Definitivi?
  • Un’altra problematica particolarmente sgradevole è il mancato effetto dell’anestetico.
  • Esistono molteplici cause possibili: l’iniezione lontana dalla sede del nervo, nei muscoli, nel tessuto adiposo, nell’area con un’infiammazione dei tessuti oppure la presenza di cavità cistiche; ma può prodursi anche per il deterioramento del farmaco in seguito a una cattiva conservazione.

Alcune manovre accidentali, come l’iniezione di un anestetico in un vaso oppure iniezioni ripetute, possono invece determinare un sovradosaggio. Possono poi verificarsi delle parestesie: quelle traumatiche dovute alla procedura sono più frequenti, mentre sono rare quelle permanenti da trauma con ago, e ancora più rare quelle dovute al farmaco.

I pazienti con fobia degli aghi o paura del dolore possono avere reazioni vasovagali, che non dipendono dal principio attivo dell’anestetico, ma sono dovute soprattutto all’aumento in circolo dell’adrenalina. Possono esserci infine reazioni avverse al farmaco ma sono molto rare. Le reazioni da anestetico sono generalmente autolimitanti, possono comparire in maniera immediata, rapida (tre-cinque minuti) o ritardata (30 minuti) e presentare diversi gradi di gravità: nella forma conclamata, dopo una prima fase di eccitazione, subentra una seconda di depressione del sistema nervoso centrale con recupero lento.

Le reazioni da vasocostrittore sono generalmente di breve durata ma, come si diceva, esiste il rischio di complicazioni in pazienti con patologie cardiovascolari. Come ridurre l’incidenza di effetti avversi attraverso l’adozione di buone pratiche odontoiatriche? Gli odontoiatri dovrebbero fare un po’ come gli anestesisti, che fanno abitualmente una visita preliminare per conoscere lo stato di salute generale del paziente e programmare l’anestesia in base al tipo di intervento.

In generale, l’operatore deve conoscere la farmacologia dell’anestetico locale che utilizza: la dose massima in mg/kg, il contenuto in mg/ml della tubofiala, l’eventuale contenuto in mcg/ml di epinefrina, la durata d’azione e le controindicazioni specifiche. È poi importante che ci sia un’esecuzione scrupolosa della tecnica di iniezione, con aspirazioni ripetute e iniezione lenta e frazionata.

Nei dieci minuti successivi alla somministrazione, il paziente deve essere sottoposto ad attenta osservazione. L’odontoiatra inoltre deve saper riconoscere e gestire una reazione dovuta alla paura, identificare una reazione allergica e conoscere gli effetti del Ph; deve poi fornire al paziente o al genitore le informazioni riguardo ai rischi di auto-lesione dei tessuti molli.

  • Pur riducendole al minimo, è impossibile evitarle del tutto: come comportarsi quando si verificano complicanze? È opportuno disporre di un protocollo da seguire ed è necessario che tutti i collaboratori siano informati e preparati a queste eventualità.
  • Ci sono corsi di primo soccorso che possono portare un aiuto concreto negli ambulatori odontoiatrici, basti pensare che gli operatori sono più a rischio di infarto dei pazienti Ogni qualvolta si proceda ad eseguire un’anestesia locale o locoregionale si deve avere a disposizione il necessario per la rianimazione cardio-polmonare nel caso sopraggiungessero complicanze di qualsiasi natura.

Nel caso si manifestasse un’emergenza, la cosa fondamentale è mantenere la calma e tranquillizzare il paziente. Vanno poi monitorati, oltre allo stato di coscienza, la pervietà delle vie aeree, la respirazione e la circolazione ed è necessario avviare le procedure di rianimazione nel caso queste si rendano necessarie, oppure somministrare il farmaco o i presidi idonei a risolvere la situazione critica.

Di quale attrezzatura bisogna dotarsi? È necessario che lo studio sia attrezzato per la gestione delle sia pur rare emergenze e questo comporta la disponibilità di alcuni farmaci: ossigeno in quantità sufficiente a erogare almeno 10 litri al minuto per 30 minuti (300 l in totale); nitroglicerina in compresse (Trinitrina) o uno spray (Natispray) da 0,3 mg sublinguale; salbutamolo, somministrato con inalatore pressurizzato e pre-dosato a 100 mcg/dose.

È consigliato l’uso dei cosiddetti “distanziatori”, che permettono un più efficace assorbimento del farmaco anche in bambini, anziani e pazienti meno collaboranti. Servono poi: epinefrina, fiale da 1mg/ml (1:1000), da conservare in frigorifero; aspirina, in compresse da 300 mg; glucagone, in fiale da 1 mg; soluzioni di glucosio per somministrazione orale; soluzioni di glucosio al 33% da 10 ml per via endovenosa; diazepam, in fiale da 10 mg/2ml; clorfenamina in fiale da 10 mg/ml; nifedipina in capsule da 10 mg, per via sublinguale; corticosteroidi e.v.

  1. E per o.s. (es.
  2. Metilprednisone 20-40 mg, betametasone 2 mg); fisiologica.
  3. Oltre ai farmaci esistono poi dei device, dispositivi e ausili che possono essere fondamentali nel trattamento delle emergenze: per la somministrazione dell’ossigeno, bombola portatile fissata su carrello con valvola riduttrice di pressione, provvista di una via per l’erogazione mediante flussometro e di una verso un pallone autoespansibile o maschera; cannule orofaringee; sistemi di aspirazione (portatili) con tubi di collegamento; siringhe sterili non riutilizzabili, di dimensioni e capacità diverse e aghi; sistemi per la raccolta delle sostanze broncodilatatrici.

Renato Torlaschi Giornalista Italian Dental Journal QUANDO L’ANESTETICO NON FUNZIONA: DALL’ANSIA AI CAPELLI ROSSI_ Nella pratica clinica, talvolta non si riesce a ottenere l’effetto anestetico sperato. Qui di seguito il dottor Luigi Genzano ci elenca alcune cause, dalle più comuni alle più rare. Oltre a quanto elencato, bisogna ben valutare il dosaggio necessario per il paziente specifico, nonché il luogo esatto di infiltrazione dell’anestetico, utilizzando dunque una tecnica anestetica corretta.

Infezione e/o infiammazione locale Il pH basso della mucosa, la vasodilatazione e l’ipersensibilità nervosa possono contribuire a ridurre l’effetto anestetico. Gli anestetici dentali, per poter agire in maniera efficace, devono trovarsi in un ambiente con pH neutro. Varianti anatomiche del paziente Un nervo alveolare inferiore o un nervo mieloide bifido possono causare il fallimento dell’anestesia tronculare.

Un foramen retromolare o un ulteriore foramen mentale possono causare il fallimento dell’anestesia tronculare. L’innervazione controlaterale dei denti anteriori può portare al fallimento dell’anestesia sia nella mascella superiore, sia nella mandibola.

Tecnica di iniezione non corretta Iniezioni eseguite troppo in basso, in alto, in profondità, oppure eccessivamente superficiali o intravascolari. Iniezioni eseguite troppo velocemente. Posizione dell’ago: la parte smussa va sempre posizionata verso il periosteo. Tempo d’azione insufficiente È importante anche lasciare all’anestetico il tempo sufficiente per ottenere una profonda anestesia: attendere fino a dieci minuti dal termine dell’iniezione.

Effetto di alcol e stupefacenti La combinazione di un’acidosi sistemica e di una ridotta resistenza circolatoria, causata dall’effetto vasodilatatorio dell’alcol, può generare un’anestesia inadeguata. Anche l’iperalgesia generata dall’uso di oppioidi può ridurre l’effetto anestetico.

  1. Iperalgesia dovuta alla paura/ansia da iniezione In certi casi, gli ormoni associati all’ansia impediscono all’anestetico di agire come dovuto.
  2. Ai pazienti ansiosi sono tipicamente associati valori di pH corporeo più basso della norma, il che può impedire all’anestetico di penetrare la membrana cellulare del nervo.

Pazienti con sindrome di Ehlers-Danlos In questi pazienti l’assorbimento rapido nel flusso sanguigno dell’anestetico, dovuta alla natura difettosa del tessuto connettivo nei vasi sanguigni circostanti, può causare anestesia inadeguata. Pazienti con i capelli rossi A causa della mutazione del recettore del gene melanocortin-1, i pazienti con i capelli rossi danno una bassa risposta agli anestetici.

Pazienti anziani con densità ossea aumentata Nei pazienti anziani con densità ossea aumentata l’anestetico è meno efficace, specialmente nel caso di infiltrazioni periapicali, nei denti mandibolari. Conservazione errata dell’anestetico La conservazione dell’anestetico a temperature superiori a 37¡C comporta la degradazione dell’adrenalina (vasocostrittore) ivi contenuta e quindi il probabile fallimento dell’anestesia.

Riscaldare le tubofiale è uno degli errori più comuni: se si vuole ridurre il disagio al paziente non occorrono macchinari per riscaldare una tubofiala, basta riscaldarla nel palmo della mano. La temperatura di conservazione degli anestetici con adrenalina è di 25ºC. Anestesia Dentista Come Farla Passare Copyright © Griffin srl – Tutti i diritti riservati