Anestesia Dentista Cosa Contiene?

Anestesia Dentista Cosa Contiene
Anestesia dal dentista: funzionamento – L’anestesia dal dentista viene utilizzata esclusivamente nel corso di piccoli o grandi interventi di odontoiatrica. Il professionista sceglie, tra le varie tipologie di anestesia che gli è possibile praticare, quella più adatta al caso specifico e alle necessità del paziente.

In linea generale l’anestesia dal dentista, per il paziente, si risolve nella vaporizzazione di uno spray anestetizzante (nei casi in cui sia necessaria una breve e leggera anestesia locale) o in una piccola puntura indolore sul luogo interessato dall’intervento.L’anestetico che viene iniettato nel paziente contiene solitamente lidocaina, mepicavacaina, bupivacaina e articaina in diverse concentrazioni, a seconda della profondità dell’anestesia che si intende ottenere.Oltre all’anestetico si inietta nel paziente anche adrenalina che, grazie alla sua funzione vasocostrittrice, riduce il rischio di emorragie e allunga il tempo di efficacia dell’anestetico.L’obiettivo dell’anestesia è indurre una perdita di sensibilità nella zona da trattare affinché i nervi non trasmettano al cervello gli stimoli dolorosi: così facendo non vengono percepiti.

La durata dell’anestesia viene calibrata sulla durata dell’intervento da eseguire e in genere il suo effetto scompare nel giro di 3 o 4 ore dal momento dell’iniezione, Bisogna specificare però che alcuni pazienti potrebbero smaltire l’anestetico più velocemente o più lentamente della media. Anestesia Dentista Cosa Contiene

Cosa contiene un anestetico?

Anestesia DEFINIZIONE L’anestesia è una procedura medica che ha lo scopo di rendere nulli lo stato di coscienza, la sensibilità generale e la percezione del dolore, in un paziente nel quale venga espressamente indicata la procedura stessa. Questa pratica trova applicazione nella maggior parte degli interventi chirurgici oppure nelle cure palliative, nelle quali ha il fine di comportare una ridotta percezione del dolore.

  1. L’anestesia vene condotta dal medico anestesista-rianimatore solo nei casi opportuni e non è esente da rischi: sono infatti possibili eventi avversi specie nelle persone più anziane e defedate.
  2. COS’È L’ anestesia è quell’insieme di procedure di competenza medica il cui fine è quello di ottenere una sedazione del paziente, associata ad annullamento delle sensazioni dolorifiche e a completo rilassamento muscolare.

La branca medica che si occupa di tale disciplina è definita anestesiologia, Nell’ anestesia generale, o totale, il paziente è completamente incosciente e necessita del supporto costante delle macchine per il mantenimento delle sue funzioni vitali, mentre nell’ anestesia locale e loco-regionale, si va in genere ad annullare la sensibilità di una particolare regione del corpo, mantenendo però intatto lo stato di coscienza.

  1. Le diverse tipologie di anestesia possono essere condotte mediante l’ausilio di specifiche sostanze e farmaci.
  2. Le modalità di somministrazione sono principalmente iniettive o inalatoria.
  3. I farmaci e le sostanze utilizzate sono diversi ed utilizzati in base alla loro efficacia con finalità differenti.
  4. Alcune di queste sostanze come lidocaina, dibucaina, ropivacaina, bupivicaina e ropivicaina, sono impiegate per indurre una anestesia locale mentre isoflurano, ossido di azoto, desflurano e sevoflurano sono le principali sostanze volatili impiegate per l’anestesia generale.

Tra le sostanze utilizzate come anestetici endovenosi si possono distinguere agenti oppioidi e non oppioidi. Tra i primi sono diffusi alcuni barbiturici e benzodiazepine, come diazepam, lorazepam, amobarbital, metoesital e tiopental, nonché propofol ed etomidato,

  • Tra gli oppioidi i più utilizzati sono fentanyl, alfentanil sufentanil oltre che metadone, morfina e ossicodone,
  • INDICAZIONI L’anestesia, dal momento in cui è stata via via introdotta nella scienza medica, ha apportato diversi e profondi cambiamenti nel rapporto tra il paziente e l’intervento chirurgico cui deve sottoporsi, generando molto meno timore e ansia.

Le indicazioni per una procedura di anestesia sono varie:

Interventi invasivi o di chirurgia maggiore, che interessano i vasi o i grandi organi; Parto plurimo o parto con travaglio lungo e complesso; Interventi su soggetti vittime di grandi traumi, di tipo meccanico (scontro automobilistico) o di tipo chimico-fisico (ustioni); Induzione del coma farmacologico in pazienti designati; Interventi palliativi volti a ridurre o annullare la percezione del dolore.

PREOPERATORIO Prima di sottoporsi a un intervento chirurgico con annessa anestesia, di qualsiasi entità essa sia, le indicazioni preoperatorie prevedono un breve colloquio col medico anestesista, il quale dovrà essere ben informato dal paziente circa le patologie di cui soffre e di eventuali allergie.

  1. L’anestesista invece ha il compito di informare il paziente sul tipo di anestesia che riceverà nonché delle pratiche da osservare prima dell’intervento come l’ astensione dai liquidi (eccetto che per modeste quantità di acqua e thè) e dai cibi solidi.
  2. Il colloquio generalmente termina con il paziente che firma il consenso informato, dichiarando di aver compreso del tutto ciò che il medico anestesista ha spiegato.

ESECUZIONE DELL’INTERVENTO Durante l’intervento chirurgico, l’anestesista è costantemente al fianco del paziente, praticando l’anestesia sottoforma di liquido anestetico iniettato endovena oppure di gas anestetico respirabile. Dopo essersi accertato che il paziente abbia perso la percezione della sensibilità e del dolore, procede con il monitoraggio continuo del paziente, fino alla somministrazione finale di analgesici, per un risveglio senza dolore.

POST OPERATORIO Nel post operatorio, il paziente anestetizzato viene condotto in una stanza del risveglio (recovery room) in cui viene gradualmente risvegliato, sempre sotto stretto controllo medico. RISCHI E COMPLICAZIONI Nonostante l’anestesia sia una procedura sicura e molto utile, è frequente che al risveglio possano sorgere degli effetti collaterali e che, durante l’intervento, possano presentarsi rischi e complicazioni. I principali rischi connessi all’anestesia sono:

A seconda del tipo di intervento chirurgico svolto e dei farmaci anestetici utilizzati, potrebbe essere necessario che il paziente permanga in osservazione in un tempo che può variare da poche ore ad alcuni giorni.

Brividi di freddo; Sensazione di nausea e vomito; Perdita temporanea del controllo della vescica; Stato di ottundimento cerebrale e passeggera perdita della memoria; Raramente, gravi reazioni allergico-anafilattiche alla somministrazione del farmaco anestetico; Molto raramente, morte durante l’intervento chirurgico, soprattutto in pazienti obesi o in interventi di natura emergenziale o molto complessi.

FONTI:

Ronald D. Miller, Miller anestesia. Edra, 2006. Fausto D’Agostino, Manuale di anestesia. Idelson-Gnocchi; 2021.

Che cosa contiene l’anestesia? : Anestesia

A cosa serve l’adrenalina nell anestesia?

Reazioni allergiche ad anestetici locali in odontoiatria Introduzione e cenni storici Gli anestetici locali, farmaci ampiamente utilizzati nella pratica clinica, hanno rivoluzionato le potenzialità della medicina moderna sia in ambito diagnostico che terapeutico.

Nel primo caso, gli anestetici locali vengono adoperati per la preparazione del paziente alle diverse metodiche endoscopiche e/o radiodiagnostiche mentre nel secondo, l’utilizzo di tali farmaci è diventato appannaggio di tutte le branche chirurgiche, tra le quali anche quella odontoiatrica. Gli anestetici locali sono stati scoperti per la prima volta nel 1884, quando Carl Koller, un giovane oculista Viennese, instillò la cocaina, una sostanza naturale, nel proprio sacco congiuntivale ottenendo un effetto anestetico.

Pochi anni dopo venne sintetizzato il primo anestetico locale di tipo sintetico, la procaina (Einhorn, 1904) (1). Da allora, l’uso di anestetici locali ha registrato un incremento continuo e a fronte di tale aumento della domanda si è assistito ad un diversificarsi significativo dell’offerta con l’introduzione di una vasta gamma di preparati.

I farmaci per l’anestesia locale possono essere responsabili di reazioni avverse in seguito alla loro somministrazione, ed in particolare di reazioni di ipersensibilità allergica anche in ambito odontostomatologico. In taluni casi il problema delle suddette reazioni appare sovrastimato diventando causa di immotivati astensionismi terapeutici.

Questa comunicazione nasce, pertanto, dall’intenzione di illustrare gli aspetti patogenetici e clinici delle reazioni di ipersensibilità agli anestetici locali in modo tale da poter proporre un modello comportamentale per l’odontoiatra di fronte alle diverse reazioni indotte da questi farmaci.

Struttura e Classificazione I farmaci appartenenti al gruppo degli anestetici locali ( AL ) hanno una comune configurazione molecolare rappresentata da un anello aromatico lipofilo legato ad un gruppo aminico idrofilo (1). Il tipo di legame è utilizzato per classificare questi farmaci in due sottogruppi: esteri ed amidi (Tab.1),

I primi, derivati dell’acido para-aminobenzoico (PABA) e ormai superati, includono la cocaina, procaina, tetracaina, benzocaina e cloroprocaina. Il gruppo degli amidi, il più utilizzato attualmente, è rappresentato dalla lidocaina, mepivacaina, etidocaina, prilocaina, bupivacaina e dibucaina.

ESTERI AMIDI (due lettere “i” nel loro nome)
Procaina Lidocaina
Tetracaina Mepivacaina (es. Carbocaina ® )
Benzocaina Articaina
Cloroprocaina Prilocaina
Bupivacaina
Dibucaina
Etidocaina

Meccanismo d’azione Gli anestetici locali esercitano un effetto anestetico attraverso il blocco della trasmissione dell’impulso nervoso e conseguentemente dei segnali provenienti dai recettori nocicettivi afferenti al livello cerebrale. Il blocco della conduzione nervosa è ottenuto attraverso il legame reversibile dell’anestetico locale ai canali di voltaggio di sodio a livello della membrana cellulare ostacolando la formazione dei potenziali d’azione.

La natura lipofilica dell’anestetico locale agevola la diffusione attraverso la membrana cellulare legandosi a livello intracellulare (2). Metabolismo Gli anestetici locali di tipo estere subiscono una rapida idrolisi da parte delle colinesterasi plasmatiche ad eccezione della cocaina che viene metabolizzata a livello epatico.

Il PABA è un metabolica intermedio, inattivo nei confronti dell’induzione dell’anestesia ma ha proprietà sensibilizzanti (1). Considerato che i parabeni sono presenti sottoforma di additivi in diverse lozioni, cosmetici ed alimenti, alcuni pazienti già sensibilizzati nei confronti dei parabeni possono avere delle reazioni di cross-reattività al PABA se adoperano anestetici locali di tipo estere.

Questi fenomeni sono alla base della più alta frequenza delle reazioni allergiche agli anestetici locali del gruppo degli esteri rispetto agli amidi. Difatti, l’incidenza delle reazioni di ipersensibilità agli anestetici locali è in riduzione dagli anni ’50 in poi, epoca in cui sono stati introdotti gli amidi.

Gli amidi vengono primariamente metabolizzati a livello epatico cui segue l’escrezione renale. In pazienti affetti da grave insufficienza epatica è pertanto consigliabile procedere con cautela al fine di ridurre la dose complessiva dell’anestetico somministrato (3).

Analogamente agli esteri, alcuni amidi possono contenere conservanti come sulfiti e metil-parabene, entrambi simili dal punto di vista chimico con il PABA e pertanto possono indurre reazioni allergiche in individui sensibilizzati (2) (4). In genere, il gruppo degli esteri è più frequentemente implicato nelle reazioni allergiche rispetto al gruppo amidico.

Inoltre, gli esteri presentano reazioni di cross-reattività tra i membri del loro stesso gruppo ma non cross-reagiscono con il gruppo degli amidi. Reazioni avverse da anestetici locali I farmaci impiegati in anestesia locale sono potenzialmente in grado di provocare reazioni avverse in cui sono coinvolti svariati meccanismi patogenetici che nella maggior parte dei casi sono solo ipotizzabili e non dimostrabili.

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Queste reazioni si possono dividere in due grandi gruppi: reazioni tossiche e reazioni di ipersensibilità, Reazioni tossiche La tossicità degli anestetici locali è in funzione della modalità di somministrazione, del sito di inoculazione (iniezione intravasale accidentale), delle condizioni cliniche del paziente (insufficienza renale o epatica) e sono dose dipendenti.

Il rischio delle reazioni tossiche andrebbe pertanto notevolmente ridotto mantenendosi entro i parametri di sicurezza per posologia e tecnica di iniezione (5). I segni di tossicità possono essere rilevanti ed includono agitazione, tremori-convulsioni, bradicardia fino alla depressione miocardia e respiratoria.

E’ noto che i vasocostrittori (adrenalina) vengono frequentemente associati all’anestetico locale allo scopo di prolungare la durata dell’anestesia ischemizzando la zona operatoria. La somministrazione di adrenalina può indurre diversi segni e sintomi: tachicardia, ipertensione, convulsioni, perdita di coscienza.

Solitamente questi eventi sono determinati da un’esagerata risposta individuale o da un elevato e rapido passaggio in circolo come in corso di puntura accidentale di un vaso (6). Molto più frequentemente, in seguito alla somministrazione di un anestetico locale si possono avere manifestazioni cliniche come iperventilazione, nausea, vomito, sudorazione, disorientamento o lieve bradicardia.

Questi segni che talvolta mimano le reazioni allergiche, possono rientrare nel gruppo delle reazioni vaso-vagali per attivazione del sistema nervoso autonomo (5) Le reazioni di ipersensibilità Nel 1920 Mook descrisse la prima reazione di ipersensibilità allergica ad anestetici locali in un odontoiatra che sviluppò una dermatite eczematosa da contatto delle mani dopo aver utilizzato l’apotesina, un analogo della procaina (1).Le reazioni di ipersensibilità di tipo allergico rappresentano una quota numericamente trascurabile nell’ambito delle reazioni avverse ad anestetici locali che non supera l’1%.

Tuttavia, queste reazioni sono clinicamente rilevanti per la loro imprevedibilità e potenziale gravità (7). Le reazioni di ipersensibilità possono essere di due tipi secondo la classificazione di Gell & Coombs: tipo immediato (tipo I) o tipo ritardato (tipo IV).

  1. Le reazioni di tipo I sono mediate dall’ interazione tra anticorpi specifici della classe IgE, prodotti in seguito all’esposizione di un soggetto ad una sostanza esogena (antigene/allergene) di varia natura.
  2. La successiva esposizione del paziente allo stesso allergene determina l’interazione tra due molecole di IgE specifiche ed i recettori ad alta affinità per le IgE (FceRI) presenti a livello della membrana cellulare dei mastociti tessutali e dei basofili circolanti, cellule effettrici primarie delle reazioni allergiche.

L’attivazione di queste cellule è caratterizzata da una serie di modificazioni enzimatiche e strutturali intracellulari che inducono il rilascio di istamina, mediatori vasoattivi (leucotrieni, prostaglandine, PAF, triptasi, chimasi etc.), citochine e chemiochine responsabili delle manifestazioni cliniche allergiche (8).

  • Dal punto di vista clinico il quadro può essere caratterizzato da notevole variabilità ed interessare diversi organi ed apparati.
  • Si possono infatti avere manifestazioni cutanee di tipo orticarioide con comparsa di rush eritemato-pomfoide pruriginoso diffuso che si associa talvolta ad angioedema a carico di uno o più sedi (palpebrale, labiale, linguale etc.).

L’apparato respiratorio può essere interessato con sintomi di rinorrea, broncospasmo con difficoltà respiratoria (dispnea) mentre a carico dell’apparato cardiovascolare si può verificare in alcuni casi severa ipotensione. L’anafilassi sistemica rappresenta l’evento clinico più drammatico e potenzialmente letale nell’ambito dell’ipersensibilità immediata.

Grado di severità Cute Apparato Gastrointestinale Apparato respiratorio Apparato cardiovascolare
I Prurito Orticaria Angioedema
II Prurito Orticaria Angioedema Nausea Dolori Addominali Rinorrea Dispnea Raucedine Tachicardia Aritmie
III Shock
IV Shock Arresto cardio-respiratorio

Sebbene i bersagli principali dell’anafilassi nell’uomo siano gli apparati cardiovascolare, respiratorio, cutaneo e gastrointestinale, questi possono essere coinvolti singolarmente o in qualsiasi combinazione. Pertanto, è utile comprendere che le manifestazioni cutanee considerate segni clinici “minori” non sempre precedono il coinvolgimento dell’apparato respiratorio o cardiovascolare.

In alcuni casi, segni tipici come la tachicardia, considerata spesso caratteristica dell’anafilassi sistemica tanto da consentire la differenziazione clinica con la sincope vaso-vagale, può essere assente. Le reazioni allergiche decorrono generalmente come evento unico, entro pochi minuti o qualche ora dalla somministrazione del farmaco ma in una piccola percentuale di casi, le manifestazioni cliniche si ripresentano a distanza di alcune ore dall’evento primario o possono avere un decorso prolungato oltre le 24 ore.

A volte, alla base di queste manifestazioni cliniche troviamo un meccanismo di tipo pseudo-allergico: esso prevede l’attivazione del sistema del complemento da parte di sostane esogene (farmaci, mezzi di contrasto) o di sostanze endogene (triptasi) con formazione di anafilotossine che possono direttamente indurre la degranulazione delle cellule effettrici primarie (mastociti e basofili) con un quadro clinico indistinguibile da quello delle reazioni allergiche.

  1. Le reazioni di ipersensibilità di tipo ritardato ( tipo IV ) sono principalmente indotte dal contatto attraverso la cute di anestetici locali con comparsa di lesioni cutanee di tipo eczematoso, spesso a carico delle mani.
  2. Queste reazioni, che di solito insorgono a lunga distanza dall’applicazione del farmaco, sono secondarie ad un rilascio di istamina di tipo non-IgE mediato.

Accanto alle reazioni di ipersensibilità all’anestetico locale esistono reazioni determinate dagli eccipienti (conservanti) spesso contenuti nei preparati commerciali come metabisolfiti e parabeni, Tra i conservanti, i metabisolfiti sono presenti come anti-ossidanti in diverse concentrazioni nelle preparazioni degli anestetici locali contenenti adrenalina.

  • Sono sostanze ampiamente utilizzate nell’industria alimentare, essendo contenuti come additivi in diversi alimenti (vino, birra, succhi di frutta etc.) e distinti dalle sigle E221-E227.
  • Queste sostanze possono provocare reazioni di ipersensibilità di tipo non- IgE mediato rappresentate da rinite, rush, cefalea, broncospasmo, diarrea crampi addominali (10).

I parabeni, oggi scarsamente impiegati, sono utilizzati come conservanti in diverse preparazioni di anestetici locali e possono causare reazioni di ipersensibilità sia del I che del IV tipo. I conservanti più ampiamente utilizzati sono il metilparabene ed il propilparabene e vengono metabolizzati in composti chimici simili strutturalmente al PABA.

(4). La valutazione del paziente con potenziale allergia all’anestetico locale La corretta valutazione del paziente a rischio di reazioni di ipersensibilità ad anestetici locali e di fondamentale importanza per prevenirne oppure prepararsi adeguatamente ad affrontarne la comparsa. I soggetti a rischio per reazioni di ipersensibilità agli anestetici locali sono coloro, che durante o nelle ore successive all’anestesia locale hanno presentato una o più delle manifestazioni cliniche sopradescritte.

Pertanto, è necessario ottenere un’anamnesi clinica dettagliata che comprende il tipo di anestetico locale utilizzato ed il tipo di reazione avversa pregressa riferita. In taluni casi, in base alla sintomatologia riferita (agitazione, sudorazione, nausea, lieve bradicardia), è già possibile sospettare una reazione di tipo vaso-vagale escludendo pertanto a priori la sensibilizzazione allergica del paziente.

E’ importante sottolineare a questo punto che l’atopia (stato allergico) non rappresenta un fattore di rischio per le reazioni di ipersensibilità a farmaci (11). Ciò significa che un paziente affetto da patologie allergiche come l’asma bronchiale, la rinocongiuntivite allergica, le allergie alimentari, dermatiti atopiche o da contatto, non è più a rischio di andare incontro a reazioni di ipersensibilità a farmaci rispetto ad un paziente non allergico.

Tuttavia, è di fondamentale importanza identificare rapidamente, tra i pazienti a rischio di reazioni di ipersensibilità ad anestetici locali, il paziente affetto da patologie concomitanti (asma bronchiale, cardiopatie etc,) che possono rappresentare di per se o in conseguenza dei farmaci assunti per il loro trattamento, fattori di rischio per la severità di una reazione anafilattica.

  • A tal fine, è opportuno considerare che pazienti in trattamento con farmaci b-bloccanti o ACE-inibitori possono presentare un decorso clinico più severo in corso di reazioni di ipersensibilità ad evoluzione anafilattica.
  • Pertanto, quando il paziente deve essere esposto a stimoli potenzialmente scatenanti può essere opportuno disporre la sospensione di eventuali terapie con b-bloccanti o ACE-inibitori.

I pazienti affetti da asma bronchiale o patologie cardiovascolari, devono essere adeguatamente controllati. Nella diagnostica differenziale delle reazioni di ipersensibilità da anestetici locali deve essere tenuta in considerazione una possibile intolleranza a farmaci o sostanze utilizzate in concomitanza all’anestesia in ambito odontoiatrico, come la clorexidina, la formaldeide, il lattice che possono indurre fenomeni di ipersensibilità anche ad evoluzione severa.

Inoltre, per lo stesso motivo, si dovrebbe sempre indagare sui farmaci assunti dal paziente per scopi profilattici o terapeutici (antibiotici, FANS) in previsione dell’intervento odontoiatrico. Di conseguenza, solo in caso di anamnesi positiva per reazione di ipersensibilità ad un farmaco anestetico locale il paziente deve essere inviato allo specialista allergologo che dovrà provvedere all’esecuzione dei test di tolleranza per identificare l’anestetico locale che potrà essere somministrato al paziente per i successivi interventi.

Nel caso l’AL, causa della reazione, è conosciuto, si dovrebbe considerare per il test di tolleranza un tipo di anestetico di un’altra classe: se per esempio è implicato un estere si dovrebbe utilizzare un’amide. Nel caso sia implicato un AL del gruppo amidico, si deve considerare un estere oppure un altro amide dato che non è stata mai descritta una rilevante cross-reattività tra i gruppi amidici.

  • L’esecuzione del test di tolleranza va effettuato in ambiente ospedaliero con la pronta disponibilità di farmaci per l’emergenza, con le seguenti modalità (12):
  • 1. prick test con farmaco non diluito
  • 2. iniezione intradermica con anestetico diluito in concentrazioni crescenti (1:100, 1:10, 1:1)

3. iniezione sottocute con anestetico locale non diluito in concentrazioni crescenti (0,1 ml, 0,3 ml, 0,5 ml).

  1. Le iniezioni vanno eseguite ogni 15 minuti.
  2. Dopo l’ultima somministrazione il paziente rimane in osservazione per circa due ore.
  3. Ai fini diagnostici, l’esecuzione dei test cutanei e/o test in vitro, in assenza dei test di tolleranza sopradescritti, è stata dimostrata poco attendibile.
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E’ importante sottolineare che anche in presenza di un test di tolleranza negativo non si può escludere con assoluta certezza la possibilità di un meccanismo non IgE-mediato, Pertanto, in questi casi, è giustificata la prescrizione di un protocollo di premedicazione in soggetti con test di tolleranza negativi per anestetici locali ma con documentata pregressa reazione allergica o pseudoallergica.

  • Nella pratica clinica, utilizziamo il seguente protocollo, dimostrato efficace nella riduzione dell’incidenza e della severità delle reazioni da ipersensibilità ad anestetici locali:
  • 48, 24 e 2 ore prima della procedura odontoiatrica :
  • CETIRIZINA 10 mg (Zirtec® 1 cpr)
  • RANITIDINA 300 mg (Zantac® 1 cpr)
  • 13, 7 e 1 ora prima della procedura odontoiatrica:
  • PREDNISONE 25 mg (Deltacortene® 1 cpr )
  • 1 ora dopo la procedura odontoiatrica:
  • CETIRIZINA 10 mg (Zirtec® 1 cpr)
  • RANITIDINA 300 mg (Zantac® 1 cpr)
  • CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
  • I farmaci anestetici locali, dall’epoca della loro introduzione fino ad oggi, hanno rivoluzionato la storia della medicina interventistica.
  • La loro distinzione in due grandi gruppi, esteri ed amidi avviene in base alle loro caratteristiche strutturali e metaboliche.

Gli esteri, ormai superati, sono maggiormente responsabili di reazioni di ipersensibilità allergica. Gli amidi, attualmente utilizzati, sono farmaci molto ben tollerati e le reazioni di ipersensibilità allergica sono estremamente rare in seguito alla loro somministrazione.

  • Il problema delle reazioni allergiche agli anestetici locali appare pertanto sovradimensionato nell’opinione odontoiatrica generale ed è causa frequente di ingiustificati astensionismi terapeutici.
  • Un’anamnesi poco accurata, una scarsa conoscenza degli aspetti farmacodinamici e farmacocinetici di questi farmaci e dei meccanismi alla base delle reazioni allergiche agli anestetici locali, fanno spesso individuare una generica “panallergia”.

A questi aspetti, si aggiunge una crescente preoccupazione verso le implicazioni medico-legali.

  1. I test di tolleranza effettuati da personale medico specializzato in ambiente nosocomiale rappresentano l’unico presidio diagnostico in grado di garantire sicurezza all’operatore.
  2. I test di tolleranza andrebbero prescritti soltanto a pazienti con storia di pregressa reazione avversa all’anestetico locale.
  3. E’ opportuno ribadire che la miglior terapia delle reazioni di ipersensibilità inclusa l’anafilassi è la prevenzione, e a tal fine è necessario individuare precocemente i soggetti, le situazioni o le manovre a rischio ed instaurare appropriate misure atte a prevenire l’insorgenza o ad attenuare la gravità di una reazione allergica.
  4. Bibliografia

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Folia Allergol Immunol Clin 36: 437-56, 1989. Dr.ssa Caterina Detoraki (Aikaterini Detoraki) Blog: [email protected] Medico specialista in Allergologia ed Immunologia Clinica Breve profilo La Dr.ssa Detoraki ha studiato Medicina e Chirurgia presso l’Università di Napoli Federico II, dove ha successivamente conseguito la specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica.

  • Nel corso della sua formazione specialistica ha trascorso un breve periodo presso l’Asthma and Allergy Center del Johns Hopkins University, Baltimora (USA), dove ha perfezionato le sue conoscenze nell’ambito delle malattie allergiche ed immuno-mediate.
  • Negli anni successivi alla specializzazione ha frequentato il Settore delle Patologie Allergiche e Respiratorie del Dipartimento di Pediatria dell’Università di Napoli Federico II, acquisendo una significativa esperienza clinica nella diagnosi e terapia delle malattie allergiche del bambino.
  • Relatrice di convegni e congressi nazionali ed internazionali e autrice di numerosi lavori pubblicati su riviste provviste di impact factor, è dal 2008 Dottore di Ricerca in Fisiopatologia Clinica e Medicina Sperimentale (Università di Napoli Federico II).
  • Attualmente lavora come specialista a contratto presso la Divisione di Allergologia ed Immunologia Clinica, presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.

: Reazioni allergiche ad anestetici locali in odontoiatria

Come è fatta l’anestesia?

L’ anestesia generale è uno stato di coma farmacologicamente indotto, temporaneo e reversibile, che si compone di tre componenti: ipnosi, analgesia e rilassamento muscolare.

Quante persone sono allergiche all anestesia locale?

Allergia anestetici locali: mito o realtà? – Numerosi studi hanno dimostrato che gli anestetici locali molto raramente provocano reazioni allergiche, anche in soggetti a rischio o che hanno manifestato reazioni dopo l’uso di altre medicine, In realtà l’incidenza delle reazioni avverse agli anestetici locali (somministrati per iniezione, ma anche per uso locale) è circa il 5 %, ma soltanto nello 0,05 % sono di natura allergica.

  1. Fra le reazioni avverse vanno considerate quelle determinate dagli additivi associati all’anestetico,
  2. NON SONO REAZIONI ALLERGICHE E PERTANTO NON POSSONO PROVOCARE ANAFILASSI.
  3. Fra questi quelli più importanti sono i vasocostrittori, i metabisolfiti e i benzoati.
  4. I vasocostrittori (es.
  5. Adrenalina ) vengono frequentemente associati all’A.L.

allo scopo di prolungare la durata dell’anestesia o di ischemizzare la zona operatoria. Gli effetti avversi sono vari : dal semplice pallore con astenia e senso di angoscia alla tachicardia, ipertensione, molto raramente convulsioni con perdita di coscienza.

Queste reazioni sono causate da un’esagerata risposta individuale o da un elevato e rapido passaggio in circolo quale avviene nel corso di puntura accidentale di un vaso. I metabiolfiti sono presenti in diverse concentrazioni (0.05 -0.1-0.2 % pari a 0.5, 1-2 mg/ml) nelle preparazioni degli A.L. contenenti un vasocostrittore adrenergico per prevenirne l’ossidazione.

Possono provocare sintomi come rinite, lacrimazione, cefalea, ma anche broncospasmo, prurito, orticaria, angioedema.

Quali sono gli effetti collaterali della lidocaina?

Reazioni avverse al farmaco – Le reazioni avverse alla lidocaina sono rare quando viene utilizzata come anestetico locale ed è somministrata correttamente. L’ esposizione sistemica ad eccessive quantità di lidocaina può avere effetti sul sistema nervoso centrale e cardiovascolare, quali tremore, vertigini, annebbiamento della vista, convulsioni; a concentrazioni maggiori si hanno perdita di conoscenza, insufficienza respiratoria e apnea,

Tra i possibili effetti cardiovascolari vi sono ipotensione, bradicardia, aritmia e arresto cardiaco, Le reazioni associate con l’uso intravenoso della lidocaina sono simili agli effetti tossici dell’esposizione sistemica. Sono strettamente dipendenti dal dosaggio e si presentano più frequentemente nell’infusione superiore ai 3 mg per minuto.

Tra gli effetti più comuni vi sono mal di testa, vertigini, sonnolenza, stato confusionale, acufene, tremori e/o parestesia, Meno frequenti sono ipotensione, bradicardia, aritmia, arresto cardiaco, spasmi muscolari, convulsioni, coma e insufficienza respiratoria.

Come capire se si è allergici alla benzocaina?

Effetti collaterali – La benzocaina è ben tollerata e non tossica se applicata localmente come raccomandato. Tuttavia, sono stati segnalati effetti collaterali gravi e potenzialmente letali (ad es. convulsioni, coma, battito cardiaco irregolare, depressione respiratoria) con un’applicazione eccessiva di prodotti topici o quando si applicano sulla pelle prodotti topici che contengono alte concentrazioni di benzocaina.

L’applicazione eccessiva di anestetici orali contenenti benzocaina può aumentare il rischio di aspirazione polmonare perché favorisce il riflesso del vomito, permettendo al contenuto dello stomaco o alle secrezioni orali di arrivare alle vie respiratorie. Applicare un anestetico orale e consumare bevande prima di andare a letto può essere pericoloso.

L’uso topico di benzocaina ad alta concentrazione (10-20%) applicato sulla bocca o sulle mucose è causa di metaemoglobinemia, un disturbo in cui la quantità di ossigeno trasportata dal sangue viene ridotta. Questo effetto collaterale è più comune nei bambini di età inferiore ai due anni.

  1. Di conseguenza, la FDA ha dichiarato che i prodotti a base di benzocaina non dovrebbero essere usati nei bambini di età inferiore ai due anni, a meno che non sia somministrato sotto stretto controllo medico.
  2. Nei paesi europei, la controindicazione si applica ai bambini di età inferiore a 12 anni.
  3. I sintomi della metaemoglobinemia si manifestano entro pochi minuti o ore dall’applicazione e possono verificarsi al primo utilizzo o dopo un uso prolungato.

La benzocaina può causare reazioni allergiche, I sintomi più diffusi sono:

  • Dermatite da contatto (arrossamento e prurito)
  • Anafilassi (rara)

Cosa succede al corpo durante l’anestesia?

Anestesia generale: prima, dopo e effetti collaterali Dettagli Pubblicato: 15 Ottobre 2021 – Ultimo aggiornamento: 04 Gennaio 2022 L’anestesia generale, o totale, è uno stato di incoscienza provocata con medicinali e tenuta sotto costante controllo dal medico anestesista. I farmaci usati per indurre questo tipo di anestesia, chiamati anestetici generali, provocano un sonno artificiale talmente profondo che permette di affrontare qualsiasi intervento chirurgico senza avvertire alcun, senza muoversi né ricordare nulla di quanto accaduto.

Per le stesse ragioni, però, la persona deve essere collegata ad una macchina che gli permetta di respirare e l’anestesista deve sorvegliare le funzioni vitali del paziente durante tutta la durata dell’anestesia generale. L’anestesia generale è indispensabile in caso di interventi che richiedano l’incoscienza della persona per garantirne la sicurezza e assicurarle il massimo comfort durante l’esecuzione dell’intervento.

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È la tecnica normalmente utilizzata per interventi di lunga durata o molto dolorosi. Ancora non è chiaro l’esatto meccanismo d’azione degli anestetici generali, il cui effetto è quello di interrompere il passaggio di qualunque segnale attraverso i nervi.

  • Ciò significa che qualsiasi stimolo esterno non viene elaborato né riconosciuto dal cervello finché è in corso l’anestesia.
  • Prima dell’intervento la persona è sottoposta ad una visita con il medico specialista, l’anestesista, che stabilirà il tipo di anestetico più indicato in base alle informazioni acquisite durante il colloquio.

L’anestesista valuterà lo stato di salute della persona nel tempo, le condizioni di salute attuali e le abitudini di vita (consumo di alcolici, fumo) che potrebbero interferire con l’anestesia. In particolare, chiederà informazioni sui assunti e sulla presenza di, o di disturbi, associati ad un’eventuale effettuata in passato.

  1. Durante la visita, l’anestesista fornirà precise istruzioni sul comportamento da seguire nei giorni che precedono l’intervento, indicando chiaramente il periodo di preparazione all’intervento in cui si dovrà evitare di mangiare cibi solidi e di bere liquidi (digiuno totale).
  2. Sarà, inoltre, pronto a rispondere a eventuali domande e a fornire chiarimenti sulla procedura e sui rischi di complicazioni, illustrando ciò che è scritto sul consenso informato.

Per poter iniziare la procedura, infatti, la persona deve firmare il consenso informato per dimostrare di aver capito ciò che l’anestesista gli ha spiegato. Il medico anestesista-rianimatore che eseguirà l’anestesia il giorno dell’intervento potrebbe essere un altro rispetto a quello che ha effettuato la visita anestesiologica pre-intervento.

  1. Tuttavia, non bisogna preoccuparsi perché sarà in possesso della cartella anestesiologica contenente tutte le informazioni necessarie per eseguire l’ più adatta.
  2. Per sicurezza e per consentire la somministrazione di liquidi o medicinali durante tutto l’intervento, prima di eseguire l’anestesia viene inserita una cannula in una vena del braccio o del dorso della mano, attraverso un ago.

Subito prima dell’inizio dell’intervento chirurgico, il medico anestesista somministrerà l’anestetico generale sotto forma di liquido, iniettandolo attraverso la cannula, o di gas, facendolo inalare attraverso una mascherina applicata sul viso. Normalmente, l’anestetico agisce molto rapidamente.

Nell’arco di un minuto provoca prima una sensazione di leggerezza e poi la perdita di coscienza. Per tutta la durata dell’intervento chirurgico l’anestesista si prende cura della persona, controllandone le funzioni vitali e assicurandosi che continui a ricevere la dose di anestetico necessaria per mantenere lo stato di incoscienza.

Inoltre, al termine dell’intervento chirurgico, somministra farmaci antidolorifici () per via endovenosa per garantire un risveglio confortevole e senza, Alla fine dell’intervento l’anestesista interrompe la somministrazione dell’anestetico. La persona si risveglia gradualmente e viene tenuta sotto osservazione in una sala apposita (la sala risveglio), nella quale vi sono tutte le attrezzature per garantire la stessa sicurezza della sala operatoria, fino al totale recupero dello stato di coscienza, prima di essere trasferita nel reparto di degenza.

  • Gli anestetici generali possono alterare la memoria, la concentrazione e i riflessi per uno o due giorni.
  • Dopo il risveglio dall’anestesia generale è assolutamente necessario restare sotto osservazione medica per almeno 24-48 ore.
  • Salvo casi particolari, tale osservazione si svolge in ospedale.
  • Bisogna tenere presente, però, che in base al tipo e al risultato dell’intervento chirurgico potrebbe essere necessario restare ricoverati per diversi giorni.

Gli anestetici generali presentano alcuni effetti collaterali indesiderati piuttosto comuni descritti, in genere, dall’anestesista durante la visita preoperatoria. La maggior parte dei disturbi dovuti all’anestesia si manifesta subito dopo l’intervento e ha una durata limitata.

nausea e, generalmente si manifestano immediatamente dopo l’intervento e possono durare fino al giorno dopo brividi e freddo, di durata variabile da pochi minuti a qualche ora stato confusionale e perdita di memoria, più comuni nelle persone anziane e in quelle con problemi di memoria preesistenti. Solitamente, si tratta di disturbi temporanei, ma in alcuni casi possono persistere a lungo disturbi alla vescica, con difficoltà a urinare, che vengono curate con la somministrazione di liquidi, arrossamento e, nella zona di inserimento della cannula o dove sono stati iniettati i, In genere regrediscono spontaneamente dolore alla gola, causato a volte dall’inserimento nella bocca del tubo per la respirazione artificiale danni alla bocca o ai denti, provocati dal passaggio nella trachea del tubo per la respirazione. Una piccola percentuale di persone può avere piccoli tagli alle labbra e alla lingua, o lesioni a carico dei denti, in seguito a un’intubazione difficoltosa. È sempre necessario informare l’anestesista sullo stato della propria dentatura o sull’eventuale presenza di protesi dentali

I rischi e le possibili complicazioni dell’anestesia generale, peraltro molto rare, sono:

grave reazione allergica all’anestesia () risveglio durante l’intervento, per scongiurare questo pericolo la dose di anestetico somministrata viene monitorata continuamente danni agli occhi, sebbene l’anestesista presti attenzione affinché nulla danneggi gli occhi, possono verificarsi, raramente, lesioni temporanee sulla superficie dell’occhio; se sono dolorose possono essere alleviate con una pomata oftalmologica morte, si tratta di un’evenienza rarissima, che si verifica in un caso su 100.000

Il rischio di gravi complicazioni aumenta in caso di interventi complessi o con carattere d’urgenza, in presenza di malattie concomitanti, nei fumatori e nelle persone in sovrappeso. Prossimo aggiornamento: 04 Gennaio 2024 : Anestesia generale: prima, dopo e effetti collaterali

Perché si ha paura dell’anestesia?

L’ anestesia generale fa paura perché si perde il controllo: il paziente avverte di essere in una posizione di passività e inerzia rispetto a quello che gli accadrà. Fa paura perché si teme di svegliarsi durante l’intervento.

Come si chiama la sostanza che fa addormentare?

Roipnol, Halcion, Dalmadorm, Felison, Minias, Stilnox, Nottem, Sonata, Farganesse, Nenia, Normison, Flunox, Valdorm – L’ insonnia è un problema che affligge circa 12 milioni di italiani, ovvero il 15-20% della popolazione. Questa percentuale raggiunge il 40% se consideriamo le persone con più di 65 anni. ACQUISTA ORA SU AMAZON Il miglior modo di affrontare e superare l’insonnia e ricorrere ai programmi non farmacologici di tipo cognitivo comportamentale ( clicca qui per informazioni ). Moltissime persone, invece, ricorrono ai cosiddetti sonniferi, farmaci ipnoinducenti che facilitano l’addormentamento.

  • I farmaci più usati, esattamente come per scopo ansiolitico, sono le benzodiazepine,
  • Esistono poi alcuni derivati benzodiazepinici ( Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Roipnol, ecc.) e altri farmaci che, pur avendo composizione diversa dalle benzodiazepine, hanno un effetto sedativo ( Nottem, Stilnox, Buspar, ecc.).

Largo uso viene fatto anche di prodotti “naturali”, quali la Valeriana, il Sedatol, ecc. Non è da sottovalutare il fatto che questi farmaci provocano, come ogni sostanza psicoattiva, dipendenza fisica e psicologica, assuefazione ( = bisogno di aumentare la dose per sentirne gli effetti) e crisi di astinenza.

A meno che non intervengano gravi effetti collaterali che rendano necessaria una brusca interruzione del trattamento, la sospensione di una terapia con tali farmaci deve essere graduale (il tempo necessario per chi volesse sospendere il trattamento è da calcolare assieme ad un medico che valuti con attenzione le modalità di riduzione del farmaco).

Infatti una brusca sospensione può provocare ansia, insonnia, irritabilità, nausea, cefalea, palpitazioni, tremori, sudorazione, meno frequentemente dolori muscolari, vomito, intolleranza alle luci e ai suoni e, raramente, convulsioni e una serie di disturbi contrastanti quali: eccitazione, tristezza, delirio, allucinazioni, difficoltà a pensare e ad esprimere le proprie emozioni. ACQUISTA ORA SU AMAZON

Le altre categorie di psicofarmaci

Cosa contiene il propofol?

1 flaconcino da 100 ml contiene 1.000 mg di propofol. Gli eccipienti sono: olio di soia raffinato, trigliceridi a catena media, lecitina di uovo, glicerolo, sodio oleato, acqua per preparazioni iniettabili. È un’emulsione iniettabile o per infusione.

Come ti svegliano da anestesia?

L’interruzione della somministrazione dei farmaci – Il risveglio avviene tramite l’ interruzione della somministrazione dei farmaci che tengono il paziente addormentato. Oggi disponiamo di farmaci sempre più sicuri, tollerati ed efficaci, la cui durata è breve.

  • Questo fa anche sì che il paziente li elimini prima rispetto a quanto avveniva in passato.
  • Data la breve durata, durante l’intervento l’anestesista continua a somministrare i farmaci anestesiologici, per via endovenosa o per via inalatoria, controllando riflessi, stato di coscienza e parametri vitali del paziente.

Quando desidera che il paziente si svegli è sufficiente che interrompa la somministrazione dei farmaci: questo comporta il risveglio nel giro di pochi minuti, Qualora si siano utilizzati farmaci anestesiologici della durata un po’ più lunga, si ricorre a farmaci che spiazzano gli anestetici utilizzati e permettono così che il paziente ritorni allo stato di veglia.

2.3 milioni visite +56.000 pazienti PS +3.000 dipendenti 45.000 pazienti ricoverati 780 medici

Qual è l anestetico più potente?

Farmacodinamica – Sufentanil è un analgesico oppiaceo estremamente potente (da 5 a 10 volte più potente del Fentanyl). Il farmaco agisce sui recettori morfinici mu e produce il tipico spettro di effetti degli oppioidi, ed è caratterizzato da un rapido onset (inizio d’azione), quando viene somministrato per via endovenosa.

Che sostanza è la lidocaina?

Come funziona – La lidocaina è un anestetico locale di tipo amidico che espleta la sua azione terapeutica andando a bloccare la conduzione nervosa attraverso un’azione esercitata sui canali del sodio voltaggio dipendenti presenti sulle membrane cellulari dei neuroni,

Cosa contiene la lidocaina?

Il principio attivo è lidocaina cloridrato.1 ml di soluzione contiene 20 mg di lidocaina cloridrato; ogni fiala da 10 ml contiene 200 mg di lidocaina cloridrato. Gli altri componenti sono: sodio cloruro, acqua per preparazioni iniettabili, q.b.