Perchè Cadono I Denti?

Perchè Cadono I Denti
Perché si perdono i denti? – La caduta dei denti può essere causata da diversi fattori : in alcuni casi associata a dolori e fastidi oppure in altri senza avvertire nessun dolore: questo dipende infatti dalla causa che ha originato il problema. Tra le cause principali possiamo trovare una serie di fattori e malattie come carie, paradontite, traumi o incidenti,

  1. Tra le concause figurano abitudini alimentari scorrette, scarsa igiene orale e fumo,
  2. Rientrano tra le cause più diffuse, le infezioni dentali non curate come carie e gengiviti.
  3. L’origine di queste problematiche è da ricercarsi probabilmente nelle abitudini alimentari scorrette, nella scarsa igiene orale e nei rari controlli periodici dal dentista.

In caso di infezione i batteri che attaccano il dente perforano lo smalto dentale e la dentina fino ad arrivare, in profondità, alla polpa. Infezioni di questo tipo possono portare ad ascessi, cisti o granulomi che, se non curati, portano alla caduta dei denti.

Come evitare di perdere i denti?

Denti che cadono: perchè e come prevenire. Dice che prevenire è meglio che curare! Quali sono le cause, i rimedi e la prevenzione per i denti che cadono? La caduta dei denti non è, ovviamente, una condizione positiva: si tratta, infatti, di un avvenimento spiacevole che può essere dovuto a diversi fattori, come denti cariati, una malattia, carenza di vitamine e altro ancora.

  • I denti che cadono sono una condizione irreversibile, per cui è importante imparare a difendersi.
  • Cosa fare in caso di denti che cadono a pezzi? Scopriamo di più sulla cura dei denti.
  • Cosa sono I denti che cadono sono una condizione che si può presentare in diversi casi.
  • Ci sono diverse cause, più o meno gravi, che possono condurre alla caduta dei denti e altre che non devono destare preoccupazioni: è, ad esempio, questo il caso della caduta naturale dei denti da latte; mentre, in altre circostanze, la perdita dei denti può essere provocata da traumi, infezioni dentali e altre cause ancora.

Sicuramente, si tratta di una condizione che può creare stress psicologico, perché rappresenta un inestetismo per il volto e per il sorriso di una persona. Inoltre, la caduta di uno o più denti non va trascurata, perché può nascondere un grave problema di salute.

I sintomi Quali sono i sintomi dei denti che cadono? I denti che cadono rappresentano di per sé un sintomo. La caduta dei denti può essere associata a dolori e fastidi, ma il fenomeno dei denti che cadono può avvenire anche senza dolore: ciò dipende, infatti, dalla causa che ha scatenato il problema.

Le cause I denti che cadono rappresentano di per sé il sintomo di qualcosa che non va e possono essere associati ad altra sintomatologia, che ne rappresenta la causa. Tra le cause legate ai denti che cadono, ci sono una serie di fattori e malattie che possono coinvolgere, sia in modo diretto che indiretto, i denti, tra cui:

Carie; Placche batteriche; Gengivite; Traumi, come cadute a terra o incidenti di vario genere; Infezioni dentali; Abitudini alimentari scorrette; Scarsa igiene orale; Fumo, che danneggia denti e gengive; Bruxismo: anche se involontario, infatti, il digrignamento continuo dei denti può erodere la superficie dei denti che, nel lungo termine, indebolisce l’osso mandibolare di sostegno; Carenza di vitamina C; Denti da latte.

Le infezioni dentali non curate sono tra le cause più diffuse, in quanto i batteri danneggiano lo smalto dentale, perforando la dentina fino alla polpa dentale e provocando infezioni ancora più gravi – come l’ascesso dentale, cisti dentarie e il granuloma dentale – che, a lungo andare, portano i denti cariati a cadere.

La carenza di vitamina C è strettamente correlata a disturbi gengivali e alla formazione di carie: una carenza di questa vitamina conduce ad una riduzione della saliva, che non è più in grado di tamponare l’acidità presente nella bocca o di difendere da attacchi batterici, contribuendo all’insorgenza di infezioni dentali.

La vita dei denti: Che cosa sono i denti

In linea generale, si tratta di cause che dovrebbero far suonare un campanello d’allarme in chi le presenta: se ignorate, infatti, possono condurre ad irreversibili conseguenze come la perdita dei denti, per l’appunto. Nel caso dei denti da latte, invece, si tratta di un processo fisiologico e naturale che non deve destare alcuna preoccupazione: è bene, però, sottolineare che la caduta dei dentini dovrebbe avvenire entro una certa età.

A che età cadono i denti? Generalmente, questo processo avviene tra i 5 anni e i 13 anni. Per questa ragione, se i denti iniziano a cadere già pochi mesi dopo la nascita, è opportuno contattare il medico, perché è ipotizzabile la presenza di una malattia autoimmune o di altri disturbi metabolici che possono essere la causa della perdita prematura dei denti.

La caduta di un dente può essere, quindi, il risultato finale di una serie di comportamenti inadeguati, come le abitudini alimentari scorrette e una scarsa igiene orale: sono, ad esempio, tante le persone attirate da dolci di ogni tipo contenenti zuccheri, i quali alterano il naturale equilibrio batterico all’interno della bocca, predisponendo ad infezioni dentali che, a loro volta, possono causare la caduta dei denti.

Spesso, quindi, le abitudini alimentari scorrette e una scarsa igiene orale conducono a carie e gengiviti: la placca batterica corrode lo smalto dentale, indebolendo i denti ed esponendoli alla comparsa di carie e ad infiammazioni gengivali. A loro volta, carie e gengiviti portano ad un indebolimento del parodonto, a piorrea e, dunque, alla caduta dei denti in modo permanente.

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La diagnosi Alla comparsa del problema, è consigliabile contattare il proprio medico e/o dentista che, tramite una serie di esami e analisi, potrà stabilire la corretta diagnosi e prescrivere l’eventuale terapia da seguire, a seconda del caso specifico.

Oltre alla classica visita medica, potrebbero essere necessari ulteriori test di approfondimento, così da escludere o confermare la presenza di eventuali altre patologie sottostanti. I rimedi e la prevenzione Quali sono i rimedi per i denti che cadono a pezzi? Come fare prevenzione? Cosa fare? La prevenzione contro la caduta dei denti è la prima cosa da fare: mantenere il cavo orale in piena salute è, infatti, l’arma di difesa più potente contro infiammazioni gengivali e infezioni dentali.

È, dunque, di fondamentale importanza:

Lavarsi i denti tutti i giorni, dopo aver mangiato e almeno tre volte al giorno; Usare dei dentifrici che siano arricchiti di fluoro; Evitare di assumere alimenti zuccherati, come le caramelle gommose; Non fumare e non masticare tabacco; Effettuare pulizia dentale professionale e visite dentistiche periodiche, almeno una volta l’anno; Seguire una dieta sana e consumare molta frutta e verdura ricche di vitamine e antiossidanti.

Come abbiamo visto, la carenza di vitamine è una delle cause dei denti che cadono: in particolare, la carenza di vitamina C può favorire la caduta dei denti, anche in mancanza di patologie dentarie sottostanti. A seconda della causa scatenante, potrebbe essere prescritta l’assunzione di alcuni farmaci.

Perché cadono denti sani?

Perché si perdono i denti? – Le cause per il quale si perdono i possono essere di varia natura. La loro caduta può essere associata in alcuni casi a e fastidi, in altri invece, può avvenire senza dolore, a seconda della causa che ha originato il problema.

  • Tra le cause principali possiamo trovare una serie di fattori e malattie come, parodontite, traumi o incidenti Tra le concause, possono invece esserci: abitudini alimentari scorrette, scarsa igiene orale, fumo.
  • Tra le più diffuse, sicuramente le infezioni dentali non curate (carie e ), originate probabilmente da abitudini alimentari scorrette, scarsa igiene orale e rari controlli periodici dal dentista.

In caso di infezione i batteri che attaccano il dente perforano lo smalto dentale e la dentina fino ad arrivare, in profondità, alla polpa, Infezioni simili possono portare ad ascessi, cisti o granulomi che, se non curati, portano alla caduta dei denti,

Cosa si può fare se un dente si muove?

Cosa fare se un dente si muove – Se hai un dente che si muove, fissa un appuntamento dall’odontoiatra. Questa regola vale per ogni caso, anche quando hai solo la percezione che un dente non sia saldamente ancorato all’osso. L’odontoiatra infatti è l’unica persona che potrà darti conferma sulla tua percezione e soprattutto quantificare il grado di mobilità del dente attraverso la scala di Miller.

  1. La scala di Miller assegna un parametro da 0 a 3, ossia misura il grado di gravità con cui un dente oscilla, dove zero è un valore di assoluta normalità e 3 rappresenta invece un movimento del dente particolarmente grave.
  2. Se hai un dente che si muove non aspettare che cada definitivamente, l’odontoiatra può aiutarti a trovare la terapia migliore per salvare il dente naturale.

Ad esempio, in presenza di denti salvabili ma affetti da una grave mobilità dovuta alla parodontite, l’odontoiatra procederà a un trattamento specifico: una terapia antibiotica e la pulizia profonda delle tasche parodontali. Non bisogna mai pensare che non ci sia più nulla da fare, una visita dall’odontoiatra può sempre darvi nuove e insperate soluzioni! : Dente che si muove: quanto bisogna preoccuparsi?

Cosa fare per fermare la parodontite?

Prevenzione della parodontite? Ecco cosa fare – Tra le attività di prevenzione più importanti si segnala la pulizia costante con dentifricio e spazzolino dopo ogni pasto, almeno tre volte al giorno. Si consiglia inoltre di sottoporsi all’ igiene dentale professionale almeno una volta ogni 6 mesi.

Ricordate che uno dei maggiori fattori di sviluppo della parodontite è la placca. La placca si forma per effetto di uno strato di germi che si accumulano sulla superficie delle gengive, e provocano carie e infiammazioni. Se non la si rimuove entro un limite massimo di 8 ore, si corre il rischio di entrare in un processo detto mineralizzazione che trasforma la placca in tartaro.

Quest’ultimo può essere rimosso esclusivamente da un dentista. Ecco perché lavarsi i denti con costanza e cura è particolarmente importante. Passate il filo interdentale almeno una volta al giorno, così da rimuovere i residui di cibo tra dente e dente.

  1. Ogni persona è unica e presenta una situazione clinica differente, che va valutata in tutti i suoi aspetti.
  2. Siamo consapevoli di quanto sia importante avere un’idea chiara e dettagliata dei costi prima di intraprendere una qualunque cura dentale o medica in generale; proprio per questo motivo presso la nostra clinica la Visita Dentale di controllo o prevenzione è Senza Impegno e Gratuita.

E’ l’atto medico fondamentale per avere chiara la propria situazione in merito alla salute orale e alle cure necessarie per ripristinarla. Puoi fissare un Appuntamento ed un medico odontoiatra specialista potrà valutare il tuo caso specifico, illustrandoti il tuo Piano di Cura Personalizzato.

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Come si può curare la parodontite?

Cura della parodontite – La terapia di cura della parodontite inizia con alcune sedute di igiene professionale (detartrasi), seguite da sedute più approfondite che consentono la rimozione sotto gengivale di placca e tartaro, Perchè Cadono I Denti Nei casi meno gravi questi trattamenti sono sufficienti, altrimenti è necessario ricorrere a interventi chirurgici. Tali interventi possono agire sul rimodellamento osseo o possono essere rappresentati da interventi di chirurgia plastica gengivale. In altri casi possono essere di tipo rigenerativo, ovvero mirati a ottenere la rigenerazione dei tessuti parodontali,

Nei casi più gravi di parodontite cronica può essere effettuato un intervento chirurgico al fine di pulire i tessuti ed eventualmente rigenerare l’osso. Nella parodontite aggressiva le terapie richiedono il supporto di una terapia farmacologica, spesso antibiotica. In caso di piorrea ulcero necrotizzante lo spazzolamento è troppo doloroso, pertanto si procederà con risciacqui di clorexidina. Anche in questo caso la terapia va accompagnata con antibiotici e la chirurgia può essere necessaria.

➡️ Potrebbe interessarti anche: antibiotico per gengive infiammate Per questo tipo di trattamenti, rispetto alla chirurgia, il laser non ha dimostrato una maggiore efficacia. Ricorda, infine, che per prevenire la parodontite è necessario curare attentamente la propria salute orale,

Quale malattia parodontale è reversibile?

La parodontite o piorrea è una grave infiammazione delle gengive e degli altri apparati di sostegno del dente. Più comunemente chiamata piorrea, la parodontite è causata principalmente da infezioni batteriche, responsabili della progressiva distruzione del parodonto (apparato di sostegno dei denti costituito da tessuti molli ed ossei).

L’origine della piorrea è correlata all’accumulo di tartaro e placca che, favorendo la formazione di sacche batteriche nelle tasche parodontali, distrugge progressivamente osso e gengiva. La piorrea può essere favorita da fattori secondari, quali: indebolimento delle difese immunitarie, malnutrizione, scarsa igiene dentale, tabagismo e denti storti,

Oltre ad essere causa di alitosi, la parodontite rovina l’estetica e l’armonia del sorriso, perché può originare gengivite, sanguinamento gengivale, recessioni gengivali con esposizione della radice e caduta dei denti, Quando trattata per tempo, la parodontite è una malattia completamente reversibile.

Cos’è la Sindrome EEC?

Riassunto – La sindrome EEC un difetto genetico dello sviluppo, caratterizzato da ectrodattilia, displasia ectodermica e schisi orofacciali (labio/palatoschisi). La prevalenza esatta non nota. Sono stati descritti pi di 300 casi. I tre segni cardinali della sindrome sono l’ectrodattilia e la sindattilia alle mani e ai piedi; la labioschisi con o senza palatoschisi (che pu associarsi a disturbi del linguaggio); i difetti a carico delle strutture ectodermiche, come la cute (ipopgimentazione, secchezza, ipercheratosi, atrofia), i capelli (capelli e sopracciglia radi e fini), i denti (piccoli, assenti o displastici), le unghie (distrofia) e le ghiandole esocrine (riduzione/assenza delle ghiandole sudoripare, sebacee e salivari).

  • La sindrome presenta una grande variabilit intra- e interfamiliare: non costante la coesistenza di tutti i segni cardinali e ciascuno di essi pu essere espresso con gravit variabile.
  • Altri segni clinici correlati sono le anomalie del sistema urogenitale (agenesia renale, atresia ureterale, idronefrosi), la sordit di tipo conduttivo o neurosensoriale, l’atresia delle coane, l’ipoplasia delle ghiandole mammarie/capezzoli, le anomalie oculari (difetti dei dotti lacrimali, fotofobia, ulcere corneali, cheratite, blefarite, entropion), le anomalie endocrine (ipoplasia del timo, ipopituitarismo, deficit dell’ormone della crescita) e, pi raramente, la presenza di un nevo bianco spugnoso, il ritardo dello sviluppo psicomotorio e il linfoma maligno.

I pazienti di regola non presentano deficit cognitivo. In oltre il 90% dei casi, la sindrome EEC dovuta alle mutazioni missenso nel gene TP63 (3q27), che codifica per il fattore di trascrizione TP63, essenziale per lo sviluppo dell’ectoderma e degli arti.

  • Questi casi corrispondono alla sindrome EEC classica (EEC tipo 3) e sembrano presentare una certa correlazione genotipo-fenotipo.
  • Gli altri casi corrispondono alla sindrome EEC tipo 1, il cui gene mappato su 7q21, e che si associa ad altri segni clinici, come le malformazioni dei padiglioni auricolari, dell’orecchio medio e interno.

La sindrome EEC tipo 2, di fatto, non esiste. La sindrome EEC una malattia autosomica dominante a penetranza incompleta (93-98%) ed espressivit variabile. La diagnosi si basa sull’esame clinico, sulle radiografie degli arti e della mascella e, a seconda dei segni correlati, sull’ecografia renale, sull’esame oftalmologico e sulla biopsia cutanea.

La diagnosi confermata dai test genetici. La diagnosi prenatale si basa sull’ultrasonografia nel secondo trimestre di gravidanza, che pu rivelare difetti strutturali. Le analisi molecolari sui villi coriali consentono di confermare la diagnosi nelle famiglie nelle quali sia stata preventivamente identificata la mutazione.

Alle famiglie affette deve essere offerta la consulenza genetica per informarle che i pazienti hanno il 50% di rischio di trasmettere la mutazione correlata alla malattia. A causa del mosaicismo germinale, i genitori non affetti di un bambino affetto dalla sindrome EEC hanno un rischio del 4% di avere altri figli affetti.

  1. La presa in carico multidisciplinare e richiede l’intervento di ortopedici, chirurghi dentisti e plastici, oftalmologi, dermatologi e ortofonisti.
  2. La chirurgia permette di correggere le anomalie orofacciali e dentali e migliora la funzionalit e l’estetica degli arti.
  3. Le cure oftalmologiche (lacrime artificiali nel caso di secchezza della congiuntiva) sono necessarie per la prevenzione delle complicazioni, come la cataratta e le cicatrici corneali.
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Nel caso di ipoidrosi, i pazienti devono evitare le temperature alte, i vestiti pesanti e l’attivit fisica. La prognosi buona e le attese di vita sono quasi normali. L’ipoidrosi (riduzione/assenza delle ghiandole sudoripare) causa complicazioni che possono compromettere la prognosi per la vita, come le convulsioni, il coma ed eventualmente il decesso, nel caso di una presa in carico non adeguata.

Che cos’è la malattia parodontale?

Parodontite: cos’è, come evitarla e come trattarla

  • La parodontite, detta anche “periodontite” o “parodontopatia” (o volgarmente “piorrea”), è una malattia infettiva batterica che interessa i tessuti che hanno il compito di mantenere i denti ben saldi nella loro sede naturale all’interno della bocca.
  • Inizialmente viene attaccata la gengiva alla base dei denti stessi (gengivite) e successivamente sono interessati tessuti più profondi (legamento parodontale, osso alveolare) che vengono a loro volta danneggiati fino a procurare una progressiva mobilità degli elementi dentari con conseguente perdita degli stessi.
  • Durante l’evoluzione di queste fasi si possono individuare alcuni disturbi (sintomi) caratteristici come sanguinamento (provocato o spontaneo) e gonfiore diffuso delle gengive con formazione di piccoli ascessi localizzati (raccolte di pus all’interno delle gengive in prossimità delle radici dei denti), mobilità e migrazione dei denti dalla loro sede (i denti subiscono evidenti spostamenti dentro la bocca).
  • Un momento determinante della malattia è rappresentato dalla formazione di una tasca parodontale, una superficie a ridosso della radice del dente dove si è perso il sigillo biologico della gengiva (la gengiva non è più ben attaccata al dente) e all’interno della quale i responsabili possono alloggiare e produrre danni.
  • La parodontite è una malattia abbastanza diffusa, colpisce prevalentemente in età adulta e può avere un livello di aggressività estremamente variabile.
  • Esistono alcune condizioni (fattori di rischio) che ne favoriscono l’insorgenza:
  • scarsa igiene orale
  • tabagismo
  • diminuzione delle difese immunitarie
  • alterazioni ormonali
  • farmaci per uso prolungato (,, contraccettivi orali)
  1. È stato recentemente osservato che persone con la parodontite possono andare più facilmente incontro a patologie cardiache.
  2. La malattia non è ereditaria ma esiste una familiarità: i figli di genitori che hanno avuto tale patologia hanno statisticamente più probabilità di esserne colpiti.
  3. Si possono individuare diversi tipi di parodontite, in relazione all’età delle persone, all’aggressività della malattia e alle zone all’interno della bocca che vengono interessate.

La forma più comune è definita “parodontite cronica”, colpisce prevalentemente in età adulta. I suoi effetti si manifestano con una lenta progressione per cui se accertata (diagnosticata) in tempo e trattata adeguatamente ha un andamento (prognosi) molto favorevole, si riescono a mantenere i denti in buone condizioni di stabilità in bocca.

  • Esistono poi delle forme aggressive che colpiscono spesso i giovani e hanno una rapida progressione.
  • Questi casi rispondono meno bene ai trattamenti e spesso hanno una evoluzione (prognosi) peggiore nel tempo.
  • In alcuni casi si arriva ad osservare delle forme di gengivite cosiddetta “ulcerosa acuta necrotizzante” con distruzione dei margini della gengiva e spesso disturbi (sintomi) dolorosi importanti.

La prevenzione ha un ruolo determinante per combattere questa malattia che nelle fasi iniziali è praticamente senza sintomi (asintomatica). È importante quindi sottoporsi a controlli periodici. Devono insospettire alcuni segnali come gengive gonfie ed arrossate, facilità al sanguinamento che può essere provocato dallo spazzolamento o anche spontaneo, dolore e sensazione di alitosi importante.

L’obiettivo della terapia è quello di far sì che la malattia non produca più danni di quelli già provocati, diventi cronica. In sostanza, tranne per alcuni particolari casi, dove si può ottenere una rigenerazione dei tessuti danneggiati, vale il principio di “ciò che è perso, è perso”. Una volta individuato il livello di aggressività della malattia si procede inizialmente recuperando una condizione di salute dei tessuti gengivali, in parte con terapie farmacologiche (, colluttori) e in parte con terapie manuali, rimuovendo dalle superfici delle radici dei denti il tartaro, la placca batterica e gli strati superficiali del cemento radicolare (un particolare tessuto che partecipa al mantenimento del dente nella sua posizione) imbevuti delle tossine batteriche.

Questa procedura (chiamata scaling, root planing) in molti casi è in grado di produrre un risultato soddisfacente: le gengive assumono un colore roseo, non sono più gonfie e sanguinanti e la mobilità dei denti diminuisce e scompare; per stabilizzare la situazione, è necessario osservare la scomparsa o perlomeno la consistente diminuzione delle cosiddette “tasche parodontali” (zone, dove si annidano i, che si creano nel punto di attacco tra la gengiva e il dente).

  • Se la terapia iniziale non dovesse fornire risultati bisogna completare il trattamento con interventi chirurgici con varie tecniche che hanno lo stesso obiettivo: l’eliminazione delle tasche parodontali e quando possibile la rigenerazione di tessuti parodontali distrutti.
  • Per stabilizzare nel tempo un eventuale successo terapeutico, a prescindere dalla tecnica utilizzata, è fondamentale che vengano rispettate con cura le istruzioni di igiene orale e le scadenze dei controlli proposti,
  • Tranne in alcuni casi e in presenza di forme particolarmente aggressive, la parodontite è una malattia che si accerta (diagnostica) facilmente e altrettanto è facilmente trattabile.
  • I risultati a distanza sono mediamente molto soddisfacenti, si riesce a mantenere i denti, se pur leggermente mobili o parzialmente compromessi, per molto tempo (o per tutta la vita) funzionanti e non dolenti all’interno della bocca.

: Parodontite: cos’è, come evitarla e come trattarla